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Nomi derivati: come si formano e esempi pratici per riconoscerli

Pubblicato il 10/04/2025
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Nella lingua italiana esistono parole che nascono da altre parole, creando una famiglia di termini collegati tra loro. I nomi derivati sono una categoria fondamentale della grammatica che ci permette di arricchire il nostro vocabolario e di esprimere concetti più specifici partendo da parole semplici.

Cosa sono i nomi derivati

I nomi derivati sono quella categoria di nomi complessi che hanno come propria base i cosiddetti nomi primitivi. Da una serie di nomi primitivi si possono creare numerosi nomi derivati di natura molto complessa.

Per esempio, da un nome primitivo come carta si possono creare una serie di nomi derivati, come fermacarte, tagliacarte, cartolina, cartiera, cartolaio. Tutti questi nomi mantengono un legame di significato con la parola originale.

I nomi derivati hanno un significato diverso dal nome primitivo, anche se il loro significato si collega in qualche modo a quello del nome primitivo. Questa connessione ci aiuta a comprendere il significato delle parole nuove.

Come si formano i nomi derivati

Per la formazione di nuove parole esistono due modalità principali: la composizione e la derivazione.

La formazione di nuove parole per composizione avviene con l'unione di uno o più sostantivi di base. Un esempio di formazione di un sostantivo per composizione è la parola pescecane, che viene dall'unione di pesce + cane.

La formazione di nuove parole per derivazione avviene con l'aggiunta di uno o più affissi (che possono essere suffissi, infissi o prefissi) a una parola che viene definita come parola di base o radice.

La struttura dei nomi primitivi e derivati

I nomi primitivi come carta, fiore, fiducia, oro sono formati soltanto dalla radice e dalla desinenza. La radice contiene il significato principale della parola, mentre la desinenza indica il genere e il numero.

I nomi derivati, invece, si formano aggiungendo alla radice del nome primitivo un altro elemento. Se questo elemento sta dopo la radice si chiama suffisso e ad esso si deve aggiungere la desinenza.

Se invece questo elemento sta prima della radice si chiama prefisso. Esempi: da fiore si ottiene fioraio (con suffisso -aio), da fiducia si ottiene sfiducia (con prefisso s-).

Esempi pratici di nomi derivati

Ecco alcuni esempi pratici per comprendere meglio la formazione dei nomi derivati:

Da carta: cartiera (luogo dove si produce la carta), cartolaio (chi vende articoli di cartoleria), cartolina (piccola carta per corrispondenza), incartamento (azione dell'incartare).

Da fiore: fioraio (chi vende fiori), fiorista (chi prepara composizioni floreali), fiorellino (piccolo fiore), infiorescenza (insieme di fiori).

Inoltre vi sono anche alcuni nomi che sono derivati e che sono formati sia con un suffisso, sia con un prefisso. Esempio: Incartamento: in- (prefisso) + carta- (radice) + -ment (suffisso) + -o (desinenza).

Come riconoscere i nomi derivati

Per riconoscere un nome derivato, dobbiamo individuare la radice della parola e verificare se sono presenti elementi aggiuntivi come prefissi o suffissi.

Un metodo utile è cercare di risalire al nome primitivo da cui deriva. Se riusciamo a identificare una parola più semplice all'interno del nome che stiamo analizzando, probabilmente si tratta di un nome derivato.

È importante ricordare che il significato del nome derivato deve essere collegato in qualche modo al significato del nome primitivo, anche se può essere molto diverso o specifico.

Conclusione

I nomi derivati rappresentano una risorsa preziosa della lingua italiana che ci permette di creare nuove parole partendo da quelle che già conosciamo. Comprendere il meccanismo di formazione dei nomi derivati ci aiuta non solo a riconoscerli, ma anche a intuire il significato di parole nuove e ad arricchire il nostro vocabolario in modo consapevole.