Adorno oggettivazione e diritto positivo
La critica adorniana all’oggettivazione riguarda il rischio che le istituzioni si irrigidiscano in fini a sé, dimenticando la vita concreta. Il diritto positivo va sempre misurato sul dolore che può produrre o alleviare.
Critica a Hegel e istituzioni
L'identità sistematica rischia di giustificare ogni fatto come necessario. Adorno chiede che concetti e norme restino rivedibili alla luce dell'esperienza.
Il fine delle istituzioni è rendere possibile una vita meno ingiusta: altrimenti il formalismo diventa complicità.
Il problema del positivismo giuridico
Il diritto positivo si presenta come neutrale e tecnico, ma Adorno mostra come rifletta rapporti di forza sociali nascosti sotto l'apparenza della forma giuridica.
La legalità non coincide automaticamente con la giustizia: leggi formalmente corrette possono perpetuare ingiustizie sostanziali se non tengono conto del contesto sociale.
Il positivismo giuridico celebra la certezza del diritto ma ignora la violenza originaria su cui si fonda ogni ordinamento: la neutralità proclamata è spesso ideologia.
Reificazione e naturalizzazione
Il diritto trasforma relazioni sociali storicamente determinate in regole che appaiono naturali ed eterne. La giustizia diventa calcolo procedurale che esclude riflessione critica.
Questa reificazione impedisce di vedere il carattere contingente e modificabile dell'ordinamento giuridico: le norme appaiono come "fatti" invece che come prodotti dell'azione umana.
La critica deve de-naturalizzare il diritto, mostrando come ogni sistema giuridico sia risultato di conflitti storici, non emanazione di principi eterni.
Razionalità formale e dominio
La razionalizzazione giuridica moderna (codici, procedure, prevedibilità) è conquista storica ma può diventare strumento di dominio se separata da contenuti sostanziali.
Max Weber aveva colto l'ambivalenza: efficienza e controllo, calcolabilità e "gabbia di ferro". Adorno radicalizza questa diagnosi applicandola al diritto.
Il formalismo facilita l'amministrazione burocratica ma può svuotare il diritto di significato etico-politico, riducendolo a tecnica di gestione sociale.
Diritto e violenza amministrativa
Ogni ordinamento poggia su violenza fondatrice (rivoluzione, conquista) che viene dimenticata e sacralizzata come "tradizione" o "costituzione".
Walter Benjamin distingueva tra violenza che fonda il diritto e violenza che lo conserva: Adorno sviluppa questa intuizione nella critica della società amministrata.
Il monopolio statale della violenza si presenta come razionale ma può degenerare in terrore burocratico: Auschwitz come esito estremo della logica amministrativa applicata alle persone.
Universale e particolare nella giustizia
Il diritto moderno promette uguaglianza formale ma opera in società di disuguaglianze materiali: l'universalità astratta può perpetuare particolarismi concreti.
Anatole France ironizzava: "La legge proibisce tanto ai ricchi quanto ai poveri di dormire sotto i ponti". Adorno teorizza questa contraddizione strutturale.
Serve giustizia che tenga conto delle differenze senza cadere nell'arbitrio: mediazione concreta tra norma generale e situazione particolare.