Agostino biografia e conversione
Dalla Tagaste africana a Milano, Agostino attraversa studi, errori, ricerca. La conversione non è un episodio improvviso ma un cammino: ascolto, lettura, amicizie, interiorità.
Gli anni della formazione in Africa
Aurelio Agostino nasce nel 354 a Tagaste, nella Numidia (oggi Algeria), da padre pagano Patrizio e madre cristiana Monica. La famiglia vive nelle difficoltà economiche tipiche della classe media provinciale dell'Impero tardoantico.
Monica trasmette al figlio una prima educazione cristiana, ma non il battesimo: era consuetudine rimandarlo all'età adulta. Questa scelta avrà conseguenze decisive sul cammino spirituale di Agostino.
Gli studi di grammatica e retorica lo portano prima a Madaura, poi a Cartagine. Il giovane mostra brillanti capacità intellettuali ma anche una natura passionale che lo porta a vivere relazioni amorose intense e a cercare il piacere immediato.
L'incontro con il manicheismo
A diciannove anni la lettura dell'Ortensio di Cicerone accende in Agostino l'amore per la filosofia. Questo testo, oggi perduto, conteneva un'esortazione alla ricerca della sapienza che colpisce profondamente il giovane.
Insoddisfatto dalla Scrittura cristiana, che gli appare rozza dal punto di vista stilistico, Agostino aderisce al manicheismo. Questa religione dualistica, fondata dal persiano Mani, promette una spiegazione razionale dell'origine del male.
Per nove anni Agostino rimane manicheo, prima come semplice 'uditore', poi come propagandista attivo della dottrina. Il manicheismo lo attrae perché sembra conciliare religione e filosofia, fede e ragione.
Dalla retorica alla ricerca della verità
Dopo gli studi di retorica e la carriera pubblica, Agostino inizia a nutrire dubbi sul manicheismo. L'incontro con il vescovo manicheo Fausto, che non sa rispondere alle sue domande più profonde, segna l'inizio della crisi.
Nel 383 parte per Roma, poi per Milano, dove ottiene una cattedra di retorica. Qui si avvicina allo scetticismo dell'Accademia platonica: se la verità è inconoscibile, almeno si è liberi dalle illusioni dogmatiche.
A Milano Agostino scopre la predicazione di Ambrogio, che gli mostra come interpretare allegoricamente la Scrittura. Il vescovo milanese coniuga cultura classica e fede cristiana, dimostrando che il cristianesimo non è nemico dell'intelligenza.
La lettura dei testi platonici tradotti da Mario Vittorino apre nuovi orizzonti: l'essere vero è spirituale, la verità si cerca 'dentro', nell'interiorità, non nell'apparenza sensibile o nel successo mondano.
La svolta del 386
Nell'estate del 386 avviene la conversione definitiva. Il celebre episodio del 'tolle lege' raccontato nelle Confessioni segna il momento decisionale: una voce di bambino lo invita a prendere e leggere.
Agostino apre a caso le lettere di Paolo e legge: 'Non nelle gozzoviglie e nelle ubriachezze, non negli amplessi e nelle impurità, non nelle risse e nelle invidie, ma rivestitevi del Signore Gesù Cristo'.
Questo versetto della Lettera ai Romani (13,13-14) risolve la lotta interiore tra volontà e passioni. La conversione non è solo intellettuale ma tocca l'affettività, l'ordine degli amori, la capacità di scegliere il bene.
Il battesimo ricevuto da Ambrogio nella Pasqua del 387 apre a una nuova vita che confluirà nel ministero episcopale a Ippona. La conversione agostiniana diventa modello per l'Occidente cristiano: cammino di verità e libertà che tiene insieme pensiero e vita.
Il ritorno in Africa e l'episcopato
Dopo il battesimo Agostino ritorna in Africa con l'intenzione di fondare una comunità monastica. A Tagaste nasce il primo 'monastero' agostiniano: vita comune, preghiera, studio, povertà evangelica.
Nel 391, durante una visita a Ippona, viene ordinato presbitero dal vescovo Valerio, quasi contro la sua volontà. Nel 395 diventa vescovo coadiutore e l'anno successivo succede a Valerio come vescovo di Ippona.
L'episcopato dura trentacinque anni, fino alla morte nel 430 durante l'assedio dei Vandali. Agostino coniuga attività pastorale, predicazione, controversie teologiche e produzione letteraria, lasciando un'eredità impareggiabile al pensiero occidentale.