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Crisi del 1929 gli anni spietati

Pubblicato il 08/05/2025
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Il crollo di Wall Street del 1929 inaugura una lunga stagione di precarietà economica e sociale. Oltre ai numeri, cambia lo sguardo filosofico sulla modernità: razionalità tecnica, masse, potere e fragilità dell’ordine economico.

Contesto e impatto

La crisi nasce da un’espansione speculativa e si trasmette all’economia reale con fallimenti bancari, disoccupazione e tensioni sociali. I governi oscillano tra austerità e intervento pubblico.

Non è solo un fatto economico: mette in questione fiducia, istituzioni, legami civili. Le democrazie vengono stressate, i regimi autoritari cavalcano il malcontento.

Letture filosofiche del Novecento

La Teoria critica riflette su razionalità strumentale e dominio delle merci; l'esistenzialismo indaga angoscia e responsabilità individuale in tempi di crisi.

Il dibattito tra intervento e laissez-faire assume anche un volto etico-politico: quale idea di libertà, di giustizia sociale e di istituzioni è all'altezza della vulnerabilità collettiva?

Il crollo: dal giovedì nero al contagio globale

Il 24 ottobre 1929 ("giovedì nero") la borsa di New York perde il 13%. La speculazione degli anni Venti si rivela insostenibile: acquisti a margine, prestiti facili, bolle speculative.

Il panico si propaga: gli investitori vendono tutto, le banche richiamano i crediti, le aziende falliscono. In pochi mesi il crollo si estende a Europa e resto del mondo.

I meccanismi di contagio rivelano l'interconnessione del sistema finanziario: la crisi locale diventa rapidamente crisi sistemica globale.

Effetti sociali e trasformazioni culturali

La disoccupazione raggiunge livelli drammatici: 25% negli USA, 30% in Germania. Famiglie perdono casa e dignità, code per la disperazione sostituiscono l'ottimismo dei Roaring Twenties.

Cambia la percezione della povertà: non più colpa individuale ma conseguenza di dinamiche economiche sistemiche. Nasce una nuova coscienza sociale.

L'arte e la letteratura riflettono lo smarrimento: da Furore di Steinbeck al cinema sociale, la cultura registra il trauma e cerca nuove narrazioni per il presente.

Keynes e la rivoluzione teorica

John Maynard Keynes critica l'economia classica che prometteva il pieno impiego automatico. La Teoria generale (1936) propone l'intervento pubblico per sostenere la domanda.

Lo Stato non deve solo garantire l'ordine, ma riequilibrare il sistema economico nei momenti di crisi. Nasce la macroeconomia moderna.

Il New Deal di Roosevelt applica queste idee: lavori pubblici, sicurezza sociale, regolamentazione finanziaria. Un nuovo modello di capitalismo regolato.

Totalitarismi e democrazia in crisi

La crisi favorisce l'ascesa di Hitler in Germania e rafforza i regimi autoritari. La democrazia appare inadeguata di fronte all'emergenza sociale.

I totalitarismi promettono ordine e lavoro attraverso mobilitazione ideologica e controllo statale dell'economia. Il prezzo: libertà e pluralismo.

L'esperienza storica insegna: le crisi economiche possono preparare svolte autoritarie se le democrazie non riescono a garantire sicurezza sociale.