Protagora l’uomo misura di tutte le cose
La massima di Protagora propone un relativismo forte: verità e apparenza coincidono per ciascuno. La discussione antica, soprattutto platonica, ne mostra forza provocatoria e limiti teorici.
Relativismo e prassi
Se vero = per-me-ora, la politica diventa gestione delle opinioni e della persuasione. Il sofista forma cittadini capaci di parlare efficacemente nella polis.
Ma senza criteri condivisi, che valore hanno scienza ed educazione? La tesi rischia l’autodissoluzione: anche chi la nega ha ragione.
Eredità filosofica
Il dibattito su relativismo e verità attraversa tutta la filosofia successiva. L'istanza protagorea spinge a chiarire cosa intendiamo per conoscenza, evidenza, accordo razionale.
Tra scetticismo e dogmatismo, la ricerca critica nasce anche da qui.
La massima dell'uomo misura
"L'uomo è misura di tutte le cose: di quelle che sono per ciò che sono, di quelle che non sono per ciò che non sono" (Teeteto 152a).
Interpretazione forte: ogni percezione e ogni giudizio sono veri per chi li ha. Non esistono criteri esterni per stabilire errore o illusione.
Le conseguenze: il vento può essere freddo per me e caldo per te, entrambe le sensazioni sono vere. Stessa logica per valori morali e politici.
Democrazia e retorica
In politica, se nessuno possiede la verità assoluta, ogni cittadino ha diritto di esprimere la propria opinione. Il relativismo sostiene la democrazia.
La retorica diventa arte fondamentale: non si tratta di dimostrare il vero ma di rendere convincente l'utile. Il discorso più debole può diventare più forte.
Questa concezione influenzerà l'idea moderna di pluralismo: le società complesse devono gestire la compresenza di worldview diverse.
La confutazione platonica
Platone nel Teeteto mostra che il relativismo si autoconfuta: se tutte le opinioni sono vere, è vera anche quella che nega Protagora.
Altro problema: se sapiente e ignorante sono equivalenti, perché affidarsi a un maestro? L'educazione perde senso se ogni opinione vale quanto le altre.
Platone difende l'esistenza di criteri stabili: le idee, le forme, la dialettica come via verso verità non soggettive.