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Analisi della raccolta 'Ossi di seppia' di Eugenio Montale

Pubblicato il 15/05/2025
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"Ossi di seppia", pubblicata nel 1925 e riedita nella forma definitiva nel 1928, rappresenta la prima e più celebre raccolta poetica di Eugenio Montale, segnando l'ingresso nella letteratura italiana di una voce poetica rivoluzionaria che avrebbe profondamente influenzato tutto il panorama letterario del Novecento. La raccolta si configura come un viaggio esistenziale attraverso il paesaggio ligure, dove la natura arida e mediterranea diventa specchio di una condizione umana caratterizzata dal "male di vivere" e dalla ricerca di un varco che possa offrire una possibile via di fuga dall'aridità dell'esistenza. Strutturata in quattro sezioni principali - Movimenti, Ossi di seppia, Mediterraneo e Meriggi, precedute dalla poesia "In limine" e concluse da "Riviere" - l'opera rivela la maturità artistica di un giovane poeta che, pur muovendo dalle suggestioni del decadentismo europeo, elabora un linguaggio poetico originale e inconfondibile. Il titolo stesso, con il suo rimando agli scheletri calcarei dei molluschi depositati dalle onde sulla riva, anticipa la poetica degli oggetti e la simbolistica dell'aridità che attraversa l'intera raccolta, trasformando elementi minimi e apparentemente insignificanti del paesaggio in potenti correlati oggettivi di stati d'animo e condizioni esistenziali. Attraverso una tecnica compositiva che alterna momenti di alta liricità a registri più prosastici e colloquiali, Montale inaugura una stagione poetica che segnerà definitivamente il superamento della tradizione ottocentesca e l'approdo a una modernità espressiva capace di dare voce alle inquietudini e alle contraddizioni dell'uomo contemporaneo.

La struttura architettonica della raccolta

La composizione di "Ossi di seppia" rivela una sapiente architettura che trasforma la successione delle liriche in un autentico romanzo dell'anima, dove ogni sezione contribuisce a delineare un percorso esistenziale e poetico coerente. La poesia "In limine" funge da vera e propria soglia d'ingresso, stabilendo fin dall'inizio i temi centrali della raccolta e la posizione del poeta nei confronti della realtà e della propria vocazione artistica.

La sezione "Movimenti" introduce il lettore nell'universo montaliano attraverso una serie di componimenti che esplorano il rapporto tra il soggetto poetico e il paesaggio ligure, stabilendo quella corrispondenza tra esterno e interno che caratterizzerà l'intera produzione dell'autore. Questi primi testi rivelano già la capacità di Montale di trasformare elementi paesaggistici in simboli di condizioni esistenziali universali.

Gli "Ossi di seppia" veri e propri costituiscono il nucleo centrale della raccolta, dove la metafora del titolo si esplicita attraverso una serie di liriche che indagano la condizione di aridità e precarietà dell'esistenza umana. In questa sezione emergono con particolare evidenza i temi del "male di vivere" e della ricerca di un possibile "varco" che possa offrire una via di fuga dalla condizione di prigionia esistenziale.

Il "Mediterraneo" rappresenta il momento di maggiore estensione lirica della raccolta, dove il confronto con il mare diventa occasione per una meditazione profonda sui rapporti tra uomo e natura, tra finito e infinito, tra memoria e presente. Questa sezione rivela l'influenza delle letture filosofiche di Montale, in particolare del pensiero bergsoniano sul tempo e la memoria.

I "Meriggi" concludono il percorso con una serie di componimenti che esplorano il tema del tempo sospeso e dell'attesa, dove la dimensione meridiana diventa simbolo di quella condizione di stasi e contemplazione che caratterizza molti momenti della poetica montaliana. La raccolta si chiude infine con "Riviere", che offre una sorta di bilancio conclusivo del percorso compiuto e apre prospettive verso sviluppi futuri.

Il simbolismo degli "ossi di seppia"

La metafora centrale del titolo si rivela di straordinaria efficacia nel condensare i nuclei tematici fondamentali della poetica montaliana. Gli ossi di seppia, scheletri calcarei dei molluschi depositati dalle onde marine sulla riva, diventano simbolo della condizione umana intesa come residuo, scarto, testimonianza di una vitalità ormai spenta che la natura restituisce trasformata e svuotata della sua sostanza originaria.

La simbologia dell'aridità che emerge da questa immagine attraversa l'intera raccolta, configurandosi come una delle costanti più significative del lessico montaliano. Gli ossi rappresentano ciò che rimane di un organismo vivente dopo che la vita lo ha abbandonato, e in questa condizione di residualità il poeta riconosce la propria situazione esistenziale e quella dell'uomo moderno in generale.

L'attenzione per gli oggetti minimi che caratterizza la poetica degli "Ossi di seppia" trova nella metafora del titolo la sua giustificazione teorica più convincente. Come gli ossi di seppia, anche altri elementi apparentemente insignificanti del paesaggio ligure - i cocci di bottiglia, i fili d'erba secchi, le pietre smosse dal vento - acquisiscono una dignità poetica inedita, trasformandosi in correlati oggettivi di stati d'animo e condizioni esistenziali.

La dinamica tra mare e terra implicita nella metafora degli ossi rivela inoltre la concezione montaliana del rapporto tra natura e uomo. Il mare, elemento di vita e movimento, restituisce alla terra arida i residui di questa vitalità, stabilendo un ciclo di scambi che diventa metafora del rapporto complesso tra l'uomo e le forze naturali che lo sovrastano.

L'idea di "confino" suggerita dalla condizione degli ossi depositati sulla riva anticipa uno dei temi centrali della poetica montaliana: la sensazione di prigionia, di limitazione, di impossibilità di accedere a una dimensione più autentica dell'esistenza. Gli ossi di seppia diventano così simbolo di quella "muraglia" che separa l'uomo dalla possibilità di una comprensione piena del mistero dell'esistenza.

Il paesaggio ligure come geografia dell'anima

Il paesaggio delle Cinque Terre e della Riviera di Levante non costituisce semplicemente lo sfondo delle liriche montaliane, ma si configura come autentico protagonista della raccolta, trasformandosi in una geografia dell'anima dove ogni elemento naturale assume valenze simboliche precise. La Liguria di Montale è una terra aspra e scabra, dove la natura rivela il suo volto più severo e inospitale.

Il contrasto tra mare e terra che domina molte liriche della raccolta riflette la tensione esistenziale centrale della poetica montaliana. Il mare rappresenta l'elemento dinamico, vitale, portatore di movimento e di possibili rivelazioni, mentre la terra arida e assolata simboleggia la condizione di stasi, di aridità spirituale, di attesa senza speranza che caratterizza l'esistenza umana.

La vegetazione mediterranea - gli ulivi, i limoni, le agavi, i fichi d'India - diventa nelle liriche montaliane simbolo di una natura che ha saputo adattarsi alle condizioni di aridità, sviluppando forme di resistenza e di sopravvivenza che diventano modello per l'uomo. Questa botanica della sopravvivenza rivela la capacità della natura di trovare strategie per persistere anche nelle condizioni più avverse.

L'elemento roccioso che caratterizza il paesaggio ligure - le scogliere a picco sul mare, i muretti a secco, le pietre smosse dal vento - assume nella poetica montaliana una funzione simbolica di primo piano, rappresentando la durezza dell'esistenza e la necessità di trovare forme di resistenza alle avversità della vita. La pietra diventa metafora della condizione umana, costretta a sopportare l'erosione del tempo e degli elementi.

La luce mediterranea, con la sua intensità accecante e la sua capacità di rivelare crudelmente ogni particolare del paesaggio, diventa nelle liriche montaliane strumento di conoscenza e insieme di sofferenza. Questa luce impietosa non consente illusioni o consolazioni romantiche, ma costringe il poeta e il lettore a confrontarsi con la nuda realtà dell'esistenza, privata di ogni orpello decorativo o sentimentale.

La tecnica del correlativo oggettivo

La poetica degli oggetti che caratterizza "Ossi di seppia" rivela l'influenza delle teorie del correlativo oggettivo elaborate da T.S. Eliot, ma trova in Montale un'applicazione originale e personale che trasforma questa tecnica in uno strumento espressivo di straordinaria efficacia. Gli oggetti del paesaggio ligure non sono semplicemente descritti, ma vengono investiti di significati simbolici che li trasformano in equivalenti di stati d'animo e condizioni esistenziali.

I "cocci aguzzi di bottiglia" che ricorrono in diverse liriche della raccolta diventano simbolo dell'aridità e della frammentazione dell'esperienza moderna, mentre conservano la loro concretezza fisica e la loro presenza materiale nel paesaggio. Questa duplicità tra concretezza e simbolismo caratterizza tutta la tecnica compositiva montaliana.

La tecnica dell'analogia permette a Montale di stabilire corrispondenze inedite tra elementi del paesaggio e stati della coscienza, creando una rete di rimandi simbolici che conferisce unità e coerenza all'intera raccolta. Questi collegamenti analogici non seguono logiche tradizionali ma si basano su associazioni intuitive e su corrispondenze emotive.

L'uso della metonimia e della sineddoche consente al poeta di condensare in singoli dettagli paesaggistici interi universi di significato, trasformando elementi minimi in potenti evocatori di condizioni esistenziali complesse. Un filo d'erba secco può così diventare simbolo dell'aridità universale, una pietra mossa dal vento metafora della precarietà dell'esistenza.

La precisione lessicale con cui Montale descrive gli oggetti del suo paesaggio rivela una sensibilità scientifica che si coniuga con l'intuizione poetica, creando descrizioni di straordinaria efficacia evocativa. Questa precisione descrittiva non è mai fine a se stessa, ma funzionale alla creazione di quel sistema di corrispondenze simboliche che conferisce profondità semantica alla superficie apparentemente realistica delle liriche.

Il "male di vivere" e la ricerca del "varco"

Il "male di vivere" che attraversa le liriche di "Ossi di seppia" non si configura come un pessimismo generico o come una posa letteraria, ma come l'esito di una lucida analisi delle contraddizioni e delle aporie dell'esistenza moderna. Questo male non è patologico ma ontologico, legato cioè alla stessa struttura dell'essere e alla condizione dell'uomo nel mondo contemporaneo.

La condizione di prigionia che caratterizza l'esistenza umana nelle liriche montaliane si manifesta attraverso una serie di immagini ricorrenti - muri, cancelli, reticolati, reti - che simboleggiano l'impossibilità di accedere a una dimensione più autentica dell'essere. Questa prigionia non è solo fisica ma soprattutto metafisica, legata all'incapacità di penetrare il mistero dell'esistenza.

La ricerca del "varco" rappresenta il momento dialettico che si oppone alla condizione di chiusura e di aridità, offrendo la possibilità di una via di fuga, di un'apertura verso dimensioni più autentiche dell'essere. Questo varco può manifestarsi attraverso l'amore, la memoria, l'arte, o attraverso improvvise illuminazioni che squarciano il velo dell'apparenza.

L'attesa come condizione esistenziale caratterizza molte liriche della raccolta, rivelando una temporalità sospesa dove il presente si dilata fino a comprendere passato e futuro. Questa attesa non è passiva ma tensione attiva verso la possibilità di una rivelazione, di un incontro, di una comprensione che possa riscattare l'aridità del quotidiano.

La dimensione gnoseologica del "male di vivere" montaliano rivela come questo non sia semplicemente sofferenza esistenziale ma anche impossibilità di conoscere, di penetrare oltre la superficie fenomenica della realtà. Il dolore nasce dall'intuizione che esiste una verità più profonda che rimane però inaccessibile alla conoscenza umana, creando una tensione irrisolvibile tra desiderio di sapere e limiti della conoscenza.

Innovazioni stilistiche e linguistiche

La rivoluzione linguistica operata da Montale in "Ossi di seppia" si manifesta innanzitutto attraverso il superamento della tradizione poetica ottocentesca e l'elaborazione di un linguaggio poetico che sa coniugare registri diversi - dal colloquiale al sublime, dal tecnico-scientifico al lirico - creando un plurilinguismo che riflette la complessità dell'esperienza moderna.

L'uso del fonosimbolismo rivela l'influenza della lezione pascoliana, ma trova in Montale applicazioni originali attraverso la creazione di tessuti fonici che mimano le asperità del paesaggio ligure e l'aridità dell'esistenza. Le allitterazioni aspre, i suoni stridenti, le consonanze dure contribuiscono a creare quell'effetto di "male di vivere" che caratterizza la raccolta.

La metrica innovativa di Montale libera il verso italiano dalle costrizioni tradizionali senza però cadere nel verso libero anarchico, creando forme metriche originali che si adattano perfettamente alle esigenze espressive del poeta. L'endecasillabo viene sottoposto a continue variazioni e deformazioni che ne rinnovano le possibilità espressive.

Il lessico composito della raccolta rivela la cultura scientifica di Montale attraverso l'inserimento di termini tecnici - botanici, zoologici, geologici - che conferiscono precisione descrittiva alle liriche senza sacrificare la dimensione poetica. Questo linguaggio "impuro" riflette la volontà di non separare la poesia dalla realtà concreta del mondo moderno.

La sintassi nominale che caratterizza molte liriche della raccolta contribuisce a creare quella sensazione di staticità e di sospensione temporale che è una delle caratteristiche più riconoscibili dello stile montaliano. L'uso di frasi nominali, ellissi, anacoluti crea un andamento sincopato che mima l'andamento frammentario dell'esperienza moderna, dove la continuità narrativa tradizionale viene sostituita da una serie di illuminazioni istantanee e di frammenti di significato.

Conclusione

"Ossi di seppia" si conferma come una delle raccolte poetiche più innovative e influenti del Novecento italiano, capace di inaugurare una stagione poetica che segnerà profondamente tutto il panorama letterario successivo. La capacità di Montale di trasformare il paesaggio ligure in una geografia dell'anima, di investire gli oggetti minimi di significati simbolici universali, di elaborare un linguaggio poetico che sa coniugare precisione descrittiva e profondità metafisica, fa di questa raccolta un'opera fondamentale per la comprensione della modernità letteraria italiana. Il "male di vivere" che attraversa le liriche montaliane non si risolve in pessimismo sterile ma si trasforma in lucida analisi delle contraddizioni dell'esistenza moderna, mentre la ricerca del "varco" offre sempre la possibilità di un riscatto, di un'apertura verso dimensioni più autentiche dell'essere. L'influenza di questa raccolta sulla poesia italiana successiva è stata determinante, contribuendo a liberare il linguaggio poetico dalle convenzioni tradizionali e ad aprire nuove strade espressive che ancora oggi continuano a dare frutti. La lezione di "Ossi di seppia" rimane attuale non solo per le sue innovazioni formali ma soprattutto per la sua capacità di dare voce alle inquietudini e alle contraddizioni dell'uomo contemporaneo, trasformando l'esperienza individuale in paradigma di una condizione esistenziale universale. In questo senso, Montale si conferma come uno dei grandi interpreti della modernità europea, capace di inserire la tradizione poetica italiana nel circuito della letteratura internazionale senza perdere le sue specificità culturali e linguistiche.