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Boccaccio: "Lisabetta da Messina" - analisi completa della novella del Decameron

Pubblicato il 30/04/2025
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La novella di "Lisabetta da Messina" rappresenta una delle pagine più tragiche e intense della IV giornata del Decameron di Giovanni Boccaccio. Questa storia di amore impossibile e di morte, caratterizzata dal famoso episodio del basilico che cresce nutrito dalle lacrime della protagonista, costituisce un esempio perfetto dell'arte narrativa boccacciana e della sua capacità di coniugare realismo sociale e intensità emotiva. L'analisi di questa novella rivela temi universali come il conflitto tra sentimenti individuali e convenzioni sociali, la condizione della donna nella società medievale e la forza distruttiva ma anche nobilitante dell'amore.

Contesto e struttura della IV giornata del Decameron

La novella di Lisabetta da Messina si colloca nella IV giornata del Decameron, dedicata agli amori infelici che ebbero fine tragica. La giornata è presieduta da Filostrato, il cui nome significa "vinto dall'amore", e il tema dominante è quello della passione amorosa che conduce alla morte.

La novella viene narrata da Filomena ("trascinata dall'amore") ed è la quinta della giornata. Questa collocazione non è casuale: Boccaccio ha costruito la IV giornata come un crescendo tragico che culmina con le storie più intense e drammatiche.

Il Decameron fu scritto tra il 1348 e il 1352, durante e subito dopo la terribile peste che devastò l'Europa. La scelta di dedicare un'intera giornata agli amori tragici riflette probabilmente l'esperienza traumatica della peste e la consapevolezza della fragilità dell'esistenza umana.

La cornice narrativa del Decameron, con i dieci giovani che fuggono da Firenze per sfuggire alla peste, fornisce il contesto ideale per una riflessione sulla condizione umana e sui valori che guidano le scelte individuali di fronte alle avversità della vita.

Nella IV giornata, Boccaccio esplora diversi aspetti dell'amore infelice: dagli amori ostacolati dalle differenze sociali (come in "Tancredi e Ghismunda") agli amori distrutti dalle convenzioni familiari (come in "Lisabetta da Messina").

La trama della novella: sequenze narrative

La struttura narrativa di "Lisabetta da Messina" è caratterizzata da una perfetta linearità cronologica. Fabula e intreccio coincidono, senza flashback o anticipazioni, creando un ritmo narrativo incalzante che conduce inevitabilmente verso la tragedia.

La novella può essere suddivisa in sette sequenze narrative principali:

Sequenza introduttiva (presentazione dei personaggi): Vengono presentati i protagonisti: Lisabetta, giovane di Messina, e i suoi tre fratelli mercanti provenienti da San Gimignano, insieme a Lorenzo, giovane pisano alle loro dipendenze.

Sequenza dell'innamoramento: Nasce l'amore segreto tra Lisabetta e Lorenzo. I fratelli, troppo presi dai loro affari, non si preoccupano di maritare la sorella, che è libera di seguire i suoi sentimenti naturali.

Sequenza della scoperta e dell'omicidio: I fratelli scoprono la relazione e, preoccupati per l'onore familiare, decidono di eliminare Lorenzo. Lo uccidono durante una gita in campagna e nascondono il corpo.

Sequenza del lutto e della ricerca: Lisabetta si dispera per la scomparsa di Lorenzo. I fratelli le mentono, dicendole che è partito per affari, ma la giovane intuisce la verità.

Sequenza dell'apparizione e della scoperta: Lorenzo appare in sogno a Lisabetta e le rivela dove si trova il suo corpo. La giovane si reca sul luogo e trova il cadavere dell'amato.

Sequenza del basilico: Lisabetta taglia la testa di Lorenzo e la nasconde in un vaso dove pianta del basilico, che innaffia quotidianamente con le sue lacrime. Il basilico cresce rigoglioso e profumato.

Sequenza finale (la tragedia): I fratelli scoprono il segreto del basilico, sottraggono il vaso alla sorella e fuggono a Napoli. Lisabetta, privata anche di questo ultimo legame con l'amato, muore di dolore.

L'ambientazione sociale e geografica

L'ambientazione della novella riflette perfettamente la realtà mercantile del XIV secolo. La storia si svolge a Messina, importante centro commerciale siciliano, e coinvolge una famiglia di mercanti toscani trasferitisi in Sicilia per motivi di lavoro.

I fratelli di Lisabetta rappresentano la nuova borghesia mercantile che si sta affermando nell'Italia medievale. Provenienti da San Gimignano, importante centro commerciale toscano, si sono stabiliti a Messina per sfruttare le opportunità offerte dai traffici mediterranei.

La mentalità mercantile influenza profondamente le scelte dei personaggi. I fratelli considerano la sorella come un bene da proteggere e il loro comportamento è dettato principalmente da considerazioni economiche e di prestigio sociale.

Lorenzo, descritto come un giovane pisano, rappresenta la figura del dipendente di fiducia. La sua origine pisana non è casuale: Pisa era una delle maggiori potenze mercantili dell'epoca, e un giovane pisano poteva essere considerato competente negli affari ma non necessariamente di elevata condizione sociale.

Il trasferimento finale a Napoli testimonia la mobilità caratteristica della classe mercantile medievale. I fratelli, compromessi dall'accaduto, cercano un nuovo ambiente dove ricostruire la loro reputazione.

L'ambientazione geografica è funzionale alla narrazione: i luoghi non sono descritti dettagliatamente ma servono a caratterizzare i personaggi e le loro motivazioni sociali ed economiche.

Analisi dei personaggi principali

Lisabetta rappresenta un tipo di personaggio che si discosta dalle "eroine boccacciane" più famose. A differenza di figure come Ghismunda, Lisabetta non è una donna che lotta attivamente per i propri diritti, ma piuttosto una vittima delle circostanze.

Il carattere passivo di Lisabetta è evidente in tutta la narrazione. Ella subisce le decisioni dei fratelli, non riesce a opporsi alla loro autorità e la sua unica forma di espressione è il pianto. Questo pianto, che attraversa tutta la novella, diventa il suo linguaggio emotivo privilegiato.

Tuttavia, la passività di Lisabetta non deve essere interpretata come debolezza caratteriale, ma piuttosto come conseguenza della condizione femminile nella società medievale. La donna non aveva strumenti legali o sociali per opporsi alle decisioni maschili della famiglia.

I tre fratelli incarnano il modello del "padre padrone" tipico della società patriarcale. Sono caratterizzati esclusivamente dalla loro dedizione agli affari e dalla preoccupazione per il prestigio familiare. La loro psicologia è semplice ma efficace: rappresentano la ragione economica contrapposta al sentimento.

Lorenzo è il personaggio meno sviluppato psicologicamente. Durante la vita rimane una figura silenziosa, senza voce narrativa propria. Paradossalmente, acquisisce capacità espressive solo da morto, quando appare in sogno a Lisabetta. Questo rovesciamento simbolico sottolinea l'importanza della dimensione onirica e fantastica nell'economia della novella.

Il narratore (Filomena) mantiene una prospettiva onnisciente che le permette di descrivere sia i fatti esterni sia i sentimenti interiori dei personaggi. La focalizzazione è prevalentemente su Lisabetta, di cui vengono analizzati gli stati d'animo e le reazioni emotive.

Tutti i personaggi sono verosimili e rappresentativi della loro condizione sociale, dimostrando la capacità di Boccaccio di creare figure umane credibili e socialmente determinate.

Il simbolismo del basilico e il tema dell'amore oltre la morte

Il basilico costituisce uno degli elementi simbolici più potenti e memorabili della novella. Questa pianta aromatica, nutrita dalle lacrime di Lisabetta e cresciuta sopra la testa mozzata di Lorenzo, rappresenta la sublimazione dell'amore e la sua capacità di sopravvivere alla morte fisica.

Il simbolismo vegetale era molto diffuso nella letteratura medievale e Boccaccio lo utilizza con grande efficacia. Il basilico, tradizionalmente associato all'amore e alla passione, diventa qui simbolo della trasformazione del dolore in bellezza.

L'atto di tagliare la testa dell'amato e di conservarla segretamente rivela la dimensione "macabra" della novella, caratteristica comune alle storie della IV giornata. Questo elemento gotico anticipa temi che diventeranno centrali nella letteratura successiva.

Le lacrime di Lisabetta che innaffiano il basilico assumono valore simbolico: rappresentano la capacità del dolore puro di creare bellezza. Il pianto, che nella novella è l'unica forma di espressione concessa alla protagonista, diventa paradossalmente creativo e generativo.

Il profumo del basilico che attira l'attenzione dei fratelli simboleggia l'impossibilità di nascondere completamente l'amore vero. Anche quando è costretto al segreto, l'amore autentico trova il modo di manifestarsi e di farsi riconoscere.

La sottrazione del vaso da parte dei fratelli rappresenta l'ultimo atto di violenza contro i sentimenti di Lisabetta. Privandola anche di questo simbolico legame con l'amato, i fratelli completano la distruzione della sua identità emotiva.

La morte finale di Lisabetta non è presentata come liberazione, ma come conseguenza inevitabile della privazione totale. Senza possibilità di esprimere il suo amore, nemmeno nella forma simbolica del basilico, la protagonista perde la ragione di vivere.

La dimensione onirica e il sogno di Lorenzo

L'apparizione onirica di Lorenzo costituisce uno dei momenti più significativi della novella dal punto di vista narrativo e simbolico. Il sogno rappresenta l'unico momento in cui Lorenzo acquisisce una voce propria e può comunicare direttamente con Lisabetta.

La funzione narrativa del sogno è fondamentale: permette di rivelare informazioni altrimenti inaccessibili (il luogo dove è nascosto il corpo) e di far progredire l'azione senza ricorrere a coincidenze inverosimili.

Dal punto di vista psicologico, il sogno può essere interpretato come manifestazione dell'intuizione di Lisabetta, che ha già compreso la verità sulla sorte dell'amato ma ha bisogno di una conferma per agire.

La dimensione onirica introduce nella novella un elemento di realismo magico che la distingue dalle altre storie del Decameron. Boccaccio utilizza il soprannaturale con parsimonia ma grande efficacia espressiva.

Il dialogo nel sogno è l'unico momento di vera comunicazione tra i due amanti. Durante la vita, la loro relazione era caratterizzata dal silenzio e dalla segretezza; solo nella morte Lorenzo può esprimere liberamente i suoi sentimenti.

L'elemento profetico del sogno (Lorenzo predice le conseguenze delle sue rivelazioni) collega la novella alla tradizione delle visioni medievali e conferisce alla storia una dimensione di inevitabilità tragica.

La credibilità del sogno non viene mai messa in dubbio nella narrazione. Lisabetta accetta immediatamente le rivelazioni oniriche come verità, dimostrando la forza del legame amoroso che trascende la separazione fisica.

Il tema del silenzio e dell'incomunicabilità

"Lisabetta da Messina" è spesso definita la "novella del silenzio" per l'assenza quasi totale di dialoghi e discorsi diretti. Questa caratteristica stilistica non è casuale ma riflette una precisa scelta narrativa di Boccaccio.

L'assenza di comunicazione verbale tra i personaggi sottolinea l'inconciliabilità dei diversi sistemi di valori presenti nella novella: quello sentimentale di Lisabetta e quello economico-sociale dei fratelli.

I fratelli non parlano mai direttamente con Lisabetta dei suoi sentimenti. Le loro comunicazioni si limitano a informazioni pratiche ("Lorenzo è partito per affari") che nascondono la verità invece di rivelarla.

Lisabetta non ha voce nel senso letterale del termine: i suoi sentimenti si esprimono attraverso azioni (la cura del basilico), gesti (il pianto) e stati emotivi descritti dal narratore.

Il pianto diventa il linguaggio privilegiato della protagonista. È attraverso le lacrime che ella esprime dolore, amore, disperazione e, paradossalmente, creatività (nutrendo il basilico).

L'unico dialogo della novella avviene in dimensione onirica, tra Lisabetta e Lorenzo morto. Questo paradosso evidenzia come la comunicazione autentica sia possibile solo al di fuori della realtà sociale quotidiana.

Il silenzio riflette anche la condizione femminile nell'epoca di Boccaccio: le donne non avevano diritto di parola nelle decisioni che le riguardavano, e i loro sentimenti erano considerati irrilevanti rispetto agli interessi familiari.

La tecnica del silenzio utilizzata da Boccaccio anticipa modalità narrative moderne e dimostra la sua capacità di sperimentare forme espressive innovative per l'epoca.

Confronto con altre novelle della IV giornata

Il confronto con "Tancredi e Ghismunda" (IV, 1) rivela differenze significative nell'approccio di Boccaccio al tema dell'amore ostacolato dalle convenzioni sociali.

Ghismunda rappresenta l'archetipo dell'eroina boccacciana: donna forte, eloquente, capace di difendere le proprie scelte con argomentazioni razionali e di affrontare la morte con dignità. Lisabetta, al contrario, è una figura patetica nel senso etimologico del termine.

La differenza di classe sociale influenza lo sviluppo delle due storie. Ghismunda, principessa, ha ricevuto un'educazione che le permette di articolare un discorso in propria difesa; Lisabetta, borghese, non possiede gli strumenti culturali per opporsi ai fratelli.

Il tipo di ostacolo è diverso nelle due novelle. In "Tancredi e Ghismunda" l'impedimento principale è la differenza di classe tra i due amanti; in "Lisabetta da Messina" i protagonisti appartengono alla stessa condizione sociale, ma Lorenzo non ha prestigio familiare sufficiente.

Entrambe le novelle condividono il gusto per il macabro: il cuore di Guiscardo nel calice dorato e la testa di Lorenzo nel vaso di basilico rappresentano la materializzazione dell'amore che sopravvive alla morte fisica.

La reazione dei parenti è diversa: Tancredi, alla fine, piange e si pente delle sue azioni; i fratelli di Lisabetta rimangono indifferenti e calcolatori fino alla fine.

Il tema degli istinti repressi, centrale nell'Introduzione alla IV giornata (novella delle papere), è presente in entrambe le storie ma con sviluppi diversi: Ghismunda teorizza il diritto della donna all'amore, Lisabetta lo vive istintivamente senza mai teorizzarlo.

Entrambe le novelle dimostrano la varietà dell'arte boccacciana nell'affrontare temi simili con registri stilistici e prospettive psicologiche diverse, confermando la ricchezza inventiva del Decameron.

Stile e tecniche narrative

Lo stile della novella si caratterizza per un registro linguistico elevato e ricercato, con inflessioni latine e una sintassi prevalentemente ipotattica che conferisce solennità alla narrazione.

Il ritmo narrativo è sostenuto e incalzante, ottenuto attraverso la successione rapida di eventi e la mancanza di digressioni descrittive o riflessive. Boccaccio privilegia l'azione rispetto all'analisi psicologica esplicita.

La tecnica della focalizzazione varia strategicamente: il narratore eterodiegetico (esterno alla storia) adotta prevalentemente il punto di vista di Lisabetta, permettendo al lettore di partecipare emotivamente alle sue sofferenze.

L'uso del discorso indiretto libero permette di rendere i pensieri e i sentimenti dei personaggi senza ricorrere al dialogo diretto, mantenendo la caratteristica atmosfera di silenzio che pervade la novella.

Le descrizioni sono essenziali e funzionali: Boccaccio non si sofferma su dettagli decorativi ma seleziona solo gli elementi necessari allo sviluppo dell'azione e alla caratterizzazione psicologica.

La struttura temporale lineare e la coincidenza tra fabula e intreccio creano un effetto di inevitabilità tragica che coinvolge emotivamente il lettore.

L'equilibrio tra realismo e simbolismo è uno degli aspetti più raffinati della novella: gli elementi fantastici (il sogno, il basilico magico) si integrano perfettamente con la rappresentazione realistica dell'ambiente sociale.

Il finale è costruito con grande efficacia drammatica: la morte di Lisabetta viene annunciata brevemente, senza pathos eccessivo, lasciando al lettore il compito di elaborare emotivamente la tragedia.

Fortuna e influenza della novella

La novella di "Lisabetta da Messina" ha goduto di una fortuna straordinaria nella letteratura europea, ispirando numerose rielaborazioni e adattamenti nei secoli successivi.

Uno dei rifacimenti più celebri è la ballata "Isabella, or the Pot of Basil" (1818) di John Keats, che trasforma la storia in un poema romantico di grande intensità lirica. Keats accentua gli elementi gotici e sentimentali della vicenda.

La tradizione popolare italiana ha conservato la memoria della storia attraverso canti e ballate popolari, specialmente in Sicilia, dove la vicenda è ambientata. Il motivo del basilico è diventato proverbiale.

Nel Romanticismo la novella è stata particolarmente apprezzata per i suoi elementi gotici e per la rappresentazione dell'amore assoluto che trascende la morte. I romantici hanno valorizzato la dimensione patetica e tragica della protagonista.

L'opera lirica si è appropriata della storia: esistono diverse opere basate sulla novella di Lisabetta, che hanno contribuito a diffondere la conoscenza della vicenda presso un pubblico più ampio.

La critica moderna ha rivalutato la novella soprattutto per la sua modernità psicologica e per la rappresentazione della condizione femminile. Gli studi di genere hanno evidenziato l'importanza di Lisabetta come figura di donna oppressa.

Nel cinema e nelle arti visive la storia ha ispirato numerose rappresentazioni, attratte soprattutto dall'elemento visivamente suggestivo del basilico che cresce nutrito dalle lacrime d'amore.

La novella continua a essere studiata come esempio perfetto dell'arte narrativa di Boccaccio e della sua capacità di coniugare intrattenimento e profondità psicologica, realismo sociale e intensità poetica.

Conclusione

"Lisabetta da Messina" rappresenta uno dei vertici dell'arte narrativa di Boccaccio, dimostrando la sua capacità di trasformare una vicenda apparentemente semplice in una riflessione profonda sulla condizione umana. La novella affronta temi universali come il conflitto tra sentimento e convenzioni sociali, la condizione della donna nella società patriarcale, la forza dell'amore che sopravvive alla morte fisica. Attraverso la figura patetica ma memorabile di Lisabetta, Boccaccio dà voce a tutte le donne che nella storia sono state private del diritto di scegliere il proprio destino amoroso. Il simbolo del basilico, nutrito dalle lacrime e cresciuto sulla morte, rimane una delle immagini più potenti della letteratura italiana, sintesi perfetta della capacità dell'arte di trasformare il dolore in bellezza. La modernità della novella risiede nella sua capacità di analizzare i meccanismi sociali che opprimono l'individuo e di mostrare come l'amore autentico, pur sconfitto nella realtà, possa trovare forme alternative di espressione e di sopravvivenza.