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Eugenio Montale: "Ho sceso dandoti il braccio" - Analisi degli Xenia

Pubblicato il 18/05/2025
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"Ho sceso dandoti il braccio" è una delle poesie più significative di Eugenio Montale appartenente alla sezione degli Xenia nella raccolta "Satura" (1971). Questa lirica rappresenta un toccante tributo alla moglie defunta Drusilla Tazi, conosciuta poeticamente come "Mosca", e segna una svolta verso un linguaggio più intimo e prosastico nell'ultimo periodo dell'attività poetica montaliana. L'analisi di questo componimento rivela la profondità dell'esperienza umana e poetica di uno dei maggiori protagonisti della letteratura italiana del Novecento.

L'ultimo periodo di Montale e la raccolta Satura

Il periodo finale della produzione poetica di Eugenio Montale (1896-1981) è caratterizzato da una significativa evoluzione stilistica e tematica. A partire dagli anni Sessanta, il poeta ligure abbandona progressivamente la complessità simbolica e l'ermetismo delle sue prime raccolte per abbracciare un linguaggio più prosastico e quotidiano.

Questa svolta poetica nasce dalla volontà del poeta di rifugiarsi in realtà semplici ma dense di significato, distaccandosi dai tragici eventi storici dell'epoca che apparivano inspiegabili nella loro assurdità. Montale cerca ora consolazione in una dimensione più privata e intima, caratterizzata da un tono umile e dimesso.

La raccolta "Satura" (1971) rappresenta perfettamente questo nuovo orientamento poetico. Il titolo stesso rimanda alla satura latina, un genere letterario caratterizzato dalla mescolanza di toni e registri diversi. La struttura dell'opera prevede una composizione tetrastica articolata in:

• Due liriche introduttive

Satura I (prima sezione principale)

Satura II (seconda sezione principale)

Xenia I (prima sezione dedicata alla moglie)

Xenia II (seconda sezione dedicata alla moglie)

Gli Xenia costituiscono il cuore emotivo dell'intera raccolta. Il termine deriva dal latino xenium (dono), che indicava i regali che nell'antica Roma si offrivano agli ospiti. In questo contesto, gli Xenia diventano tributi poetici in memoria di Drusilla Tazi, la moglie scomparsa nel 1963.

Il testo della poesia: lettura e prima analisi

Ecco il testo completo della poesia "Ho sceso dandoti il braccio":

Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale

e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.

Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.

Il mio dura tuttora, né più mi occorrono

le coincidenze, le prenotazioni,

le trappole, gli scorni di chi crede

che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio

non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.

Con te le ho scese perché sapevo che di noi due

le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,

erano le tue.

La poesia si apre con un incipit di straordinaria efficacia: "Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale". L'immagine delle scale attraversa tutto il componimento come metafora centrale della vita coniugale e dell'esistenza umana in generale.

Il verbo "scendere" anziché "salire" è particolarmente significativo: Montale ribalta la tradizionale concezione della vita come ascesa, presentandola invece come una discesa graduale verso il vuoto. Questa visione pessimistica riflette la condizione esistenziale dell'uomo moderno e la consapevolezza della precarietà dell'esistenza.

La figura di "Mosca": dal senhal alla realtà

Il personaggio di Drusilla Tazi viene evocato attraverso il senhal (nome fittizio) di "Mosca", appellativo che rivela molto della nuova concezione poetica montaliana. Questo pseudonimo rappresenta una svolta significativa rispetto alle figure femminili precedenti nella poesia di Montale.

Se nelle "Occasioni" (1939) dominava la figura di Clizia, archetipo della donna-angelo dantesca capace di incarnare valori assoluti e di offrire salvezza spirituale, negli Xenia emerge un modello femminile completamente diverso. Mosca non è una figura idealizzata, ma una donna "vera, semplice, piccola e umile".

Il parallelismo con l'insetto è particolarmente rivelatore: la mosca è un essere apparentemente insignificante e fragile, con una vista che sembra debole. Tuttavia, Montale costruisce il personaggio di Mosca per antifrasi: dietro l'apparente debolezza si nasconde una forza straordinaria, dietro la miopia fisica si cela una vista acuta sulla realtà.

Questa contraddizione apparente è esplicitata nella parte finale della poesia: "le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate, erano le tue". Drusilla-Mosca possiede quella capacità di penetrare l'essenza autentica delle cose che sfugge alla vista superficiale della maggior parte delle persone.

La scelta di questo senhal rivela anche la dimensione democratica e antielitaria della poesia tarda di Montale: non più eroi o figure sublimi, ma persone comuni che sanno cogliere il senso profondo dell'esistenza attraverso l'amore quotidiano e la condivisione delle piccole e grandi prove della vita.

Il simbolismo delle scale: vita come discesa

L'immagine delle scale costituisce il nucleo simbolico centrale del componimento e merita un'analisi approfondita. Montale opera qui un rovesciamento semantico rispetto alla tradizionale simbologia della scala nella cultura occidentale.

Nella tradizione biblica, letteraria e filosofica, la scala rappresenta generalmente l'ascesa spirituale, il progresso, il miglioramento. Basti pensare alla scala di Giacobbe nella Genesi o alla scala paradisiaca di Dante. Montale invece presenta la vita come una "discesa", introducendo una visione pessimistica dell'esistenza.

La ripetizione del motivo delle scale ("almeno un milione di scale" al v. 1 e "milioni di scale" al v. 8) sottolinea l'intensità e la durata dell'esperienza condivisa. Il numero iperbolico "milioni" esprime simbolicamente la totalità dell'esperienza di vita coniugale.

Il gesto del "dare il braccio" rivela la dinamica della relazione: apparentemente è il poeta (l'uomo) a sostenere la moglie, ma la realtà è opposta. Il sostegno fisico nasconde una dipendenza spirituale: è Mosca a guidare realmente il cammino con la sua saggezza e la sua capacità di vedere oltre le apparenze.

Dopo la morte della moglie, "ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino", la discesa continua ma in solitudine, e ogni gradino diventa un vuoto esistenziale. La scala perde la sua funzione di collegamento e diventa metafora dell'alienazione e della perdita.

Il tema della realtà e dell'apparenza

Uno dei nodi tematici più significativi della poesia è il contrasto tra realtà e apparenza, che si sviluppa attraverso diversi livelli di lettura. Montale affronta questo tema con particolare intensità nei versi centrali del componimento.

Al verso 6-7, il poeta menziona "le trappole, gli scorni di chi crede / che la realtà sia quella che si vede". Questa affermazione costituisce una vera e propria dichiarazione di poetica: la realtà autentica non coincide mai con quella percepibile attraverso i sensi.

Il riferimento alle "coincidenze" e alle "prenotazioni" (v. 5) evoca il mondo delle convenzioni sociali e degli obblighi quotidiani che caratterizzavano la vita in comune. Ora che è solo, il poeta non ha più bisogno di queste mediazioni pratiche, ma paradossalmente si trova privato di ciò che dava senso alla sua esistenza.

Le "trappole" e gli "scorni" rappresentano le delusioni e gli inganni che colpiscono chi si limita a una visione superficiale dell'esistenza. Chi "crede che la realtà sia quella che si vede" si condanna a una comprensione parziale e distorta dell'esperienza umana.

Il paradosso finale ("con quattr'occhi forse si vede di più" al v. 9) viene immediatamente negato: non è la quantità della vista che conta, ma la qualità dello sguardo. Gli occhi di Mosca, "sebbene tanto offuscati", erano "le sole vere pupille" perché capaci di penetrare l'essenza delle cose.

Questo tema riflette l'epistemologia montaliana: la conoscenza autentica non passa attraverso l'intelletto o la razionalità, ma attraverso l'intuizione, l'amore e la capacità di cogliere i "segni" nascosti della realtà.

Struttura metrica e linguaggio poetico

Dal punto di vista formale, "Ho sceso dandoti il braccio" presenta le caratteristiche tipiche della poesia tarda di Montale. Il componimento è strutturato in versi liberi organizzati in due strofe asimmetriche: la prima di sette versi e la seconda di cinque.

L'assenza di uno schema metrico rigido riflette la volontà di avvicinare il linguaggio poetico a quello prosastico, caratteristica del periodo "satiresco" di Montale. Tuttavia, questo non significa abbandono totale della musicalità: il poeta utilizza rime occasionali per assonanza e consonanza.

Esempi di rime interne includono:

scale (v. 1) / scale (v. 8) - ripetizione che crea un effetto di circolarità

gradino (v. 2) / viaggio (v. 3) - assonanza in -o

offuscate (v. 11) / tue (v. 12) - consonanza in -e

Il registro linguistico è volutamente "dimesso" e quotidiano. Montale evita l'aulicità del linguaggio poetico tradizionale, utilizzando termini della vita comune ("coincidenze", "prenotazioni", "braccio") che conferiscono alla poesia un tono colloquiale e intimo.

Le figure retoriche sono funzionali all'espressione del contenuto emotivo:

Iperbole: "almeno un milione di scale", "milioni di scale"

Metafora: le scale come simbolo della vita

Antitesi: "breve" / "lungo" (v. 3)

Paradosso: "pupille... offuscate" che sono "le sole vere"

La sintassi è prevalentemente paratattica, con periodi brevi che riflettono il ritmo della conversazione intima. L'uso dell'enjambement è limitato ma significativo, particolarmente efficace nel passaggio tra i versi 10-11-12.

Il significato dell'amore coniugale negli Xenia

"Ho sceso dandoti il braccio" rappresenta una delle più alte espressioni poetiche dell'amore coniugale nella letteratura italiana del Novecento. A differenza dell'amore idealizzato o passionale celebrato in molte altre tradizioni poetiche, Montale presenta un amore quotidiano, concreto e duraturo.

L'amore tra il poeta e Mosca non è caratterizzato da slanci romantici o passioni travolgenti, ma dalla condivisione paziente delle difficoltà quotidiane. Il gesto simbolico del "dare il braccio" evoca la solidarietà, il sostegno reciproco, la complicità che si sviluppa attraverso anni di vita comune.

La dimensione temporale è fondamentale: l'amore viene misurato non in momenti di estasi, ma nella durata ("almeno un milione di scale"). Tuttavia, questa durata, per quanto estesa, risulta "breve" di fronte alla consapevolezza della morte e della separazione definitiva.

Il paradosso del verso 3 ("Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio") esprime una verità esistenziale universale: indipendentemente dalla sua durata oggettiva, ogni esperienza d'amore appare insufficiente quando si conclude. La morte rivela l'inadeguatezza del tempo umano rispetto alla profondità dei sentimenti.

L'aspetto più innovativo della rappresentazione montaliana dell'amore coniugale è il rovesciamento dei ruoli tradizionali. Mentre superficialmente è l'uomo a sostenere la donna fragile e miope, in realtà è lei a guidare spiritualmente la coppia. Questa inversione riflette una concezione moderna e paritaria del rapporto di coppia.

La sopravvivenza del legame oltre la morte non viene affidata a consolazioni religiose o metafisiche, ma al ricordo e alla consapevolezza acquisita. Il poeta continua la sua "discesa" da solo, ma illuminato dall'insegnamento ricevuto dalla compagna scomparsa.

Confronto con le altre figure femminili montaliane

Per comprendere appieno la novità rappresentata da Mosca negli Xenia, è necessario confrontare questa figura con le altre presenze femminili che attraversano l'opera di Montale.

Clizia (Irma Brandeis), protagonista delle "Occasioni", incarnava l'ideale della donna-angelo di derivazione stilnovistica. Figura sublimata e irraggiungibile, Clizia rappresentava la possibilità di salvezza spirituale e di rivelazione del senso dell'esistenza. La sua funzione era soteriologica: attraverso lei il poeta sperava di accedere a una dimensione superiore dell'essere.

Volpe (Maria Luisa Spaziani), presente in "La bufera e altro", rappresentava invece l'amore terreno, la passione carnale, l'istinto vitale. Figura più concreta di Clizia, ma comunque caratterizzata da una vitalità quasi dionisiaca e da una funzione di opposizione alle forze negative della storia.

Mosca segna una svolta decisiva: non è né angelo né fiera, ma semplicemente una donna reale. La sua grandezza non deriva da qualità eccezionali o da una natura sovrumana, ma dalla capacità di vivere autenticamente l'ordinarietà dell'esistenza.

Questa evoluzione riflette il percorso biografico ed estetico di Montale: dall'adolescenza (Arletta), attraverso la maturità (Clizia e Volpe), fino alla vecchiaia (Mosca). Ogni figura femminile corrisponde a una diversa concezione dell'amore e a un diverso modo di rapportarsi con la realtà.

Con Mosca, Montale abbandona definitivamente ogni tentazione metafisica e abbraccia una filosofia dell'esistenza basata sull'accettazione lucida della condizione umana. L'amore non è più strumento di salvezza o di evasione, ma modo di attraversare consapevolmente il tempo e di dare senso all'esperienza del vivere.

Il contesto letterario e culturale degli anni Sessanta

La composizione degli Xenia si colloca in un momento particolare della storia letteraria italiana. Gli anni Sessanta sono caratterizzati da profondi cambiamenti sociali e culturali che influenzano anche la produzione poetica.

Il boom economico, l'urbanizzazione accelerata, l'avvento della società dei consumi modificano radicalmente il panorama culturale italiano. Molti intellettuali si interrogano sul ruolo della letteratura in una società massificata e sulla possibilità di mantenere una dimensione autentica dell'espressione artistica.

In questo contesto, la scelta di Montale di ripiegare verso una dimensione privata può essere interpretata sia come fuga dalle contraddizioni del presente, sia come resistenza ai processi di omologazione culturale in atto.

Gli Xenia si inseriscono in un più ampio movimento di rinnovamento della poesia italiana che vede protagonisti anche autori come Andrea Zanzotto, Vittorio Sereni, Giovanni Giudici. Tutti questi poeti, pur con modalità diverse, sperimentano nuove forme di espressione che tengano conto delle trasformazioni in atto nella società.

La scelta del linguaggio prosastico non rappresenta un impoverimento espressivo, ma una strategia per raggiungere un pubblico più ampio e per confrontarsi con i nuovi mezzi di comunicazione di massa. Montale dimostra che è possibile mantenere la profondità poetica anche utilizzando un registro linguistico più accessibile.

Dal punto di vista internazionale, gli anni Sessanta vedono l'affermazione di movimenti poetici che privilegiano l'espressione diretta dell'esperienza personale (si pensi alla Confessional Poetry americana). Gli Xenia si inseriscono in questa tendenza, pur mantenendo le specificità della tradizione poetica italiana.

Conclusione

"Ho sceso dandoti il braccio" rappresenta uno dei vertici espressivi della poesia italiana del secondo Novecento. Attraverso un linguaggio apparentemente semplice ma di straordinaria efficacia, Montale riesce a trasformare l'esperienza privata del lutto in una riflessione universale sulla condizione umana. La figura di Mosca diventa simbolo di una saggezza quotidiana che sa cogliere l'essenza autentica dell'esistenza oltre le apparenze. Il rovesciamento del simbolismo tradizionale delle scale, la concezione dell'amore come condivisione paziente delle difficoltà, il contrasto tra realtà e apparenza costituiscono elementi di straordinaria modernità che fanno di questa poesia un capolavoro della letteratura contemporanea. Gli Xenia dimostrano che la grande poesia può nascere anche dall'amore coniugale e dalla dimensione domestica, confermando la capacità di Montale di rinnovare continuamente la propria espressione poetica senza mai perdere profondità e autenticità.