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Giovanni Verga e il Verismo: tecniche narrative e poetica

Pubblicato il 18/05/2025
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Giovanni Verga rappresenta il maggiore esponente del Verismo italiano, movimento letterario che si propone di rappresentare la realtà con oggettività e impersonalità. Attraverso innovative tecniche narrative come la regressione del punto di vista e lo straniamento, Verga riesce a dare voce alle classi più umili della società siciliana, rivelando i meccanismi spietati che regolano l'esistenza umana.

Il Verismo di Giovanni Verga: origini e caratteristiche

Giovanni Verga, scrittore siciliano dell'Ottocento, è il principale esponente del Verismo, corrente letteraria che si dedica al racconto della vita quotidiana reale, così com'è, senza abbellimenti o idealizzazioni.

Nelle sue opere veriste, il soggetto principale sono le classi meno abbienti: i minatori in 'Rosso Malpelo' e i pescatori ne 'I Malavoglia'.

Verga mantiene sempre un forte pessimismo nei confronti della realtà, che lo spinge ad accettarla con rassegnazione, senza la speranza di poterla cambiare. I fatti vengono sempre presentati con la massima oggettività e precisione, anche e soprattutto negli aspetti negativi.

La letteratura, non avendo funzione trasformativa, ha soltanto uno scopo conoscitivo: rendere nota al pubblico la realtà del suo tempo, senza illusioni di miglioramento.

La lotta per la vita: darwinismo sociale e pessimismo

Verga crede che la realtà non possa essere modificata in quanto è dominata dal meccanismo naturale e immutabile della 'lotta per la vita', che vede lo scontro anche all'interno delle classi sociali.

In questo sistema spietato, chiunque è insoddisfatto della propria posizione e ambisce ad essere più forte di qualcun altro. La legge del più forte regola tutti i rapporti umani, dalla famiglia alla società.

La prima novella verista, 'Rosso Malpelo', illustra perfettamente questo meccanismo: il protagonista, oltre a dover lottare ogni giorno per sopravvivere alle dure condizioni di lavoro in miniera, deve convivere con i pregiudizi del popolo.

La cattiveria che viene esercitata su Rosso, egli la sfoga a sua volta su Ranocchio, un collega più debole: 'Così, come ti cocerà il dolore delle busse, imparerai a darne anche tu!', dimostrando come la violenza si perpetui in un ciclo infinito.

La tecnica della regressione del punto di vista

Nel raccontare le vicende dei suoi personaggi, Verga si colloca al loro stesso livello e giudica le azioni assumendo il loro punto di vista, utilizzando il linguaggio spoglio e povero della conversazione popolare.

Questa tecnica di adottare il modo di pensare, sentire ed esprimersi dei personaggi prende il nome di 'regressione' del punto di vista. Il narratore sembra scomparire, lasciando che siano i personaggi stessi a raccontare la propria storia.

Un esempio evidente è l'utilizzo del termine 'minchione' sia in 'Rosso Malpelo' sia ne 'I Malavoglia': questa espressione poco elegante non appartiene al livello culturale dello scrittore, ma la utilizza perché è come se a parlare fosse una persona del popolo.

Il linguaggio è ricco di modi di dire, paragoni ed errori grammaticali tipici del parlato regionale, creando un effetto di autenticità e immediatezza comunicativa.

Il narratore eterodiegetico e l'impersonalità

Verga utilizza un narratore eterodiegetico, che non compare nella vicenda, rimanendo anonimo e non facendo trasparire la sua opinione su ciò che accade. Questo garantisce la massima oggettività nella narrazione.

Per questo motivo, nei suoi racconti, i sentimenti dei personaggi non vengono mai raccontati direttamente: è il lettore che, attraverso i loro gesti e le loro parole, deve dedurli.

Un esempio significativo è la frase che padron 'Ntoni rivolge alla nipote Mena: 'Tu sei una vera Malavoglia, la mia ragazza!'. Anche se non ci viene detto direttamente, da questa semplice frase capiamo tutto l'orgoglio che il nonno provava per la giovane.

Altro episodio emblematico è quando padron 'Ntoni spende due soldi per offrire acqua e limone alla nuora, sconvolta per la partenza del figlio per la leva militare: un umile gesto che rivela il suo grande cuore, senza che Verga lo dica esplicitamente.

Pessimismo e materialismo nella visione verghiana

Verga non racconta direttamente sentimenti ed emozioni a causa della sua visione pessimistica della realtà, ma anche per la prospettiva atea e materialistica che esclude qualsiasi possibilità di riscatto in una vita ultraterrena.

Sembra quindi inutile raccontare di sentimenti positivi che non servirebbero a nulla in una società dominata dall'egoismo, dalla cattiveria e dai pregiudizi.

Nella novella di Rosso Malpelo, il ragazzo non può contare sull'appoggio dell'intero paese, tantomeno della famiglia (eccetto il padre), perché viene sempre criticato per ciò che fa o dice.

Così anche la famiglia Malavoglia, che con i suoi valori positivi trova sempre l'opposizione del popolo, pronto a giudicare negativamente qualsiasi azione da loro intrapresa.

La tecnica dello straniamento

Un'altra caratteristica fondamentale della tecnica verghiana è l'utilizzo dell'artificio dello straniamento: ciò che è normale, che ha ragion d'essere - ossia valori e sentimenti autentici - finisce per apparire strano e incomprensibile agli occhi della gente.

In 'Rosso Malpelo', dopo la morte del padre, il protagonista è disperato, distrutto dal dolore, ma il popolo non comprende questo atteggiamento, ritenendolo esagerato: 'Dopo la morte del babbo pareva che gli fosse entrato il diavolo in corpo'.

Ne 'I Malavoglia' troviamo esempi analoghi: quando padron 'Ntoni, da uomo onesto, rinuncia alla casa di famiglia per onorare il debito con l'usuraio, i compaesani, anziché ammirarlo per questo gesto nobile, lo giudicano un 'minchione'.

Quando si preoccupa per il figlio che si trova in mare durante la tempesta, gli abitanti del villaggio sostengono che sia angosciato per il timore di perdere il carico di lupini, più che per il figlio.

Questa tecnica evidenzia l'incomprensione che circonda i valori autentici in una società corrotta e materialista.

L'evoluzione stilistica verso il Verismo

Già prima di questi racconti, Verga si era proposto di dipingere il 'vero' nei suoi romanzi, ma a quel tempo possedeva strumenti inadatti e legati al gusto romantico.

Il cambio radicale verso il Verismo rappresentò una svolta fondamentale nella produzione verghiana, non un'inversione di tendenza, ma la prova di una conquista progressiva di strumenti stilistici e concettuali più maturi.

Con questi nuovi strumenti, Verga voleva esaminare tutta la società, partendo proprio dagli strati più bassi, secondo un programma che prevedeva il passaggio graduale dalle classi inferiori a quelle superiori.

Questo progetto ambizioso, teorizzato nella prefazione ai Malavoglia, mirava a rappresentare la 'fiumana del progresso' che travolge individui e famiglie nel tentativo di migliorare la propria condizione sociale.

L'evoluzione stilistica di Verga dal romanticismo al verismo segna una delle trasformazioni più significative della letteratura italiana dell'Ottocento.

Conclusione

Giovanni Verga, attraverso le innovative tecniche narrative del Verismo, riesce a creare un'arte che unisce rigore scientifico e profondità umana. La regressione del punto di vista, l'impersonalità narrativa e lo straniamento non sono semplici espedienti tecnici, ma strumenti per rivelare le contraddizioni di una società in trasformazione. Il pessimismo verghiano non è fine a se stesso, ma nasce dalla lucida osservazione di una realtà sociale dove i valori autentici vengono misconosciuti e dove la lotta per la sopravvivenza annulla ogni possibilità di riscatto. L'eredità di Verga risiede nella capacità di aver dato dignità letteraria al mondo degli umili, facendoli protagonisti di una narrazione che li rappresenta senza pietismo né idealizzazione.