ItalianoScuola Superiore

Il dualismo tra città del topo e città della rondine

Pubblicato il 29/04/2025
Italo CalvinoLe città invisibiliMaroziautopiadistopiacittà del topocittà della rondinedualismoprofezia della Sibillatrasformazione sociale

Marozia, una delle città invisibili narrate da Marco Polo a Kublai Khan nell'opera di Italo Calvino, rappresenta uno dei più efficaci esempi della dialettica tra realtà e utopia che attraversa l'intera raccolta. Strutturata secondo un dualismo spaziale e temporale che oppone la "città del topo" alla "città della rondine", Marozia incarna la tensione perpetua tra la condizione presente dell'umanità e le sue aspirazioni di miglioramento. Attraverso la profezia della Sibilla e la sua parziale realizzazione nella "città del pipistrello", Calvino esplora i meccanismi della trasformazione sociale e i limiti dell'utopia, proponendo una riflessione profonda sui processi di cambiamento e sulle modalità attraverso cui l'essere umano può avvicinarsi a forme di esistenza più armoniose. La narrazione si configura come una moderna versione dell'età dell'oro virgiliana, in cui il sogno di perfezione si confronta con la persistente realtà delle contraddizioni umane.

La città del topo: distopia della sopravvivenza

La "città del topo" rappresenta la condizione attuale di Marozia, caratterizzata da una realtà distopica in cui gli abitanti vivono una lotta spietata per la sopravvivenza. La metafora animale non è casuale: i topi simboleggiano una forma di esistenza primitiva, guidata dall'istinto di sopravvivenza e dalla competizione feroce per le risorse limitate.

L'immagine dei "cunicoli di piombo" evoca un ambiente claustrofobico e oppressivo, dove la libertà di movimento è ridotta al minimo e la qualità della vita è compromessa dalla materialità pesante e tossica del piombo. Questa scelta lessicale suggerisce non solo l'aspetto fisico dell'ambiente urbano, ma anche la sua capacità di intossicare e degradare l'esistenza umana.

La descrizione degli abitanti come "branchi di topi che si strappano di sotto i denti gli avanzi caduti dai denti dei topi più minacciosi" rivela una società organizzata secondo una gerarchia brutale, dove la violenza e la prevaricazione determinano l'accesso alle risorse. Non si tratta semplicemente di competizione, ma di un sistema che perpetua l'ingiustizia e la disuguaglianza.

Il cannibalismo metaforico implicito nella descrizione (i topi che si nutrono degli avanzi di altri topi) suggerisce una società che si autodistrugge, consumando se stessa in un ciclo infinito di sfruttamento e degradazione. Questa immagine richiama le analisi critiche del capitalismo selvaggio e delle dinamiche sociali distruttive.

La dimensione temporale della città del topo è caratterizzata dalla stagnazione e dalla ripetitività: gli abitanti sono intrappolati in routine di sopravvivenza che non permettono evoluzione o miglioramento, configurando un presente eterno e privo di prospettive di crescita.

La città della rondine: utopia della libertà

La "città della rondine" si configura come l'antitesi perfetta della città del topo, rappresentando un'utopia di libertà, armonia e bellezza che trascende le limitazioni della condizione umana attuale. La rondine, simbolo tradizionale di libertà e rinascita, incarna le aspirazioni più elevate dell'umanità.

La profezia della Sibilla descrive una trasformazione in cui "tutti voleranno come le rondini nel cielo d'estate", suggerendo non solo una liberazione fisica dai vincoli terrestri, ma anche una metamorfosi spirituale che eleva l'essere umano a una dimensione superiore di esistenza. Il volo rappresenta la conquista della libertà assoluta e della prospettiva universale.

L'immagine delle rondini che si "esibiscono in volteggi ad ali ferme" introduce un elemento di grazia e maestria che contrasta radicalmente con la goffa lotta per la sopravvivenza della città del topo. Il volteggio ad ali ferme richiede abilità, controllo e armonia con le forze naturali, simboleggiando una forma di esistenza che ha raggiunto l'equilibrio perfetto.

La funzione purificatrice delle rondini, che "sgombrano l'aria da zanzare e moscerini", suggerisce che nella città utopica non solo si raggiunge la perfezione individuale, ma si contribuisce anche alla pulizia e al miglioramento dell'ambiente collettivo. Le rondini non volano solo per se stesse, ma svolgono una funzione ecologica benefica per l'intera comunità.

La dimensione temporale della città della rondine è quella dell'"estate", stagione della pienezza e della maturazione, che suggerisce un tempo di realizzazione completa delle potenzialità umane, un presente perfetto che non ha bisogno di evoluzione perché ha già raggiunto la sua forma ideale.

La profezia della Sibilla: mediazione tra realtà e sogno

La figura della Sibilla richiama la tradizione classica dell'oracolo e della profezia, inserendo la narrazione calviniana nel solco della grande letteratura che ha sempre utilizzato la predizione del futuro come strumento di analisi critica del presente. La Sibilla rappresenta la capacità visionaria che permette di immaginare alternative alla realtà esistente.

La capacità della Sibilla di "vedere entrambe le città" la configura come figura di mediazione tra il mondo empirico e quello possibile, tra la realtà distopica attuale e l'utopia futura. Questa doppia visione non è solo profetica ma anche critica, perché permette di valutare la distanza tra ciò che è e ciò che potrebbe essere.

La profezia funziona come promessa di trasformazione, offrendo agli abitanti della città del topo una speranza di riscatto e di miglioramento. Tuttavia, Calvino non presenta questa promessa come certezza, ma come possibilità condizionata dall'azione umana e dalla capacità di interpretare correttamente i segni del cambiamento.

Il carattere performativo della profezia emerge dal fatto che essa non si limita a predire il futuro, ma contribuisce a crearlo, influenzando le aspettative e i comportamenti degli abitanti di Marozia. La profezia diventa così strumento di trasformazione sociale, capace di orientare l'azione collettiva verso obiettivi condivisi.

La ambiguità interpretativa della profezia, come dimostra la sua realizzazione parziale nella città del pipistrello, suggerisce che le visioni utopiche sono sempre soggette a fraintendimenti e deformazioni nel processo di traduzione dalla dimensione ideale a quella pratica.

La città del pipistrello: compromesso tra utopia e realtà

La "città del pipistrello" rappresenta il risultato della realizzazione parziale e distorta della profezia, configurandosi come un compromesso problematico tra l'aspirazione utopica e la persistenza delle limitazioni reali. Il pipistrello, definito ironicamente come "un topo con le ali", simboleggia un miglioramento apparente che mantiene sostanzialmente invariate le strutture profonde della società.

Marco Polo, tornando a Marozia dopo la presunta realizzazione della profezia, osserva che "le ali che ho visto in giro sono quelle d'ombrelli diffidenti", rivelando come la trasformazione promessa si sia ridotta a una mera superficie estetica. Gli ombrelli, oggetti di protezione e difesa, tradiscono il mantenimento di un atteggiamento di chiusura e diffidenza che contraddice lo spirito di apertura della città della rondine.

Le "palpebre pesanti che s'abbassano sugli sguardi" di coloro che "credono di volare" denunciano una forma di autoillusione collettiva: gli abitanti si convincono di aver raggiunto la trasformazione desiderata, ma il loro comportamento rivela la persistenza di atteggiamenti negativi e limitanti. La pesantezza delle palpebre suggerisce sonnolenza, apatia e riluttanza a vedere la realtà.

La falsa coscienza degli abitanti che "credono di volare" rappresenta uno dei pericoli più sottili dell'utopia parzialmente realizzata: la convinzione di aver raggiunto l'obiettivo impedisce di riconoscere i limiti del cambiamento effettivamente avvenuto e blocca ogni ulteriore processo di miglioramento.

Calvino suggerisce che la città del pipistrello, pur rappresentando un progresso rispetto alla città del topo, costituisce uno "stadio intermedio" che richiede umiltà e consapevolezza critica per essere superato. Il riconoscimento onesto dei propri limiti diventa prerequisito per continuare il cammino verso l'utopia autentica.

Il cammino verso l'utopia: azione gratuita e altruismo

Calvino offre una indicazione concreta su come avvicinarsi all'utopia della città della rondine attraverso la riflessione sui meccanismi che producono miglioramento autentico. La sua proposta si fonda sull'idea che i progressi più significativi avvengano "quasi senza volerlo", attraverso azioni apparentemente piccole e spontanee.

L'azione gratuita, compiuta "per il solo piacere di farla", rappresenta l'antitesi perfetta della logica utilitaristica che governa la città del topo. Quando l'azione è motivata esclusivamente dal piacere intrinseco di compierla, si libera dalle catene del calcolo e dell'interesse personale, avvicinandosi alla purezza della città della rondine.

Il piacere condiviso ("perché il suo piacere diventi quello altrui") introduce la dimensione sociale dell'utopia: il miglioramento autentico non può essere individualistico ma deve necessariamente coinvolgere la comunità. Il piacere che si propaga da una persona all'altra crea legami di solidarietà e comprensione reciproca.

La spontaneità dell'azione utopica ("quando meno te lo aspetti vedi aprirsi uno spiraglio di una città diversa") suggerisce che la trasformazione sociale non può essere pianificata o forzata dall'alto, ma emerge dal basso attraverso gesti autentici e disinteressati che creano momenti di bellezza e armonia.

L'etica del dono implicita nella proposta calviniana si oppone all'economia della scarsità che caratterizza la città del topo: invece di sottrarre risorse agli altri per sopravvivere, si contribuisce al benessere comune attraverso azioni che generano valore senza consumare nulla, avvicinandosi così al modello delle rondini che purificano l'aria mentre volano.

Struttura narrativa e simbolismo spaziale

La struttura narrativa di Marozia segue il pattern tipico delle città invisibili calviniane, con Marco Polo che riferisce a Kublai Khan le caratteristiche di una città visitata, ma in questo caso la dimensione temporale assume particolare rilevanza attraverso il racconto del ritorno e della verifica della profezia.

Il dualismo spaziale che oppone la dimensione sotterranea dei cunicoli alla dimensione aerea del volo non è solo metaforico ma struttura l'intera visione cosmologica del racconto. Lo spazio sotterraneo rappresenta l'immersione nella materialità, mentre lo spazio aereo simboleggia l'elevazione spirituale e la liberazione dai vincoli terrestri.

La progressione dall'animale terrestre (topo) a quello aereo (rondine) passando per quello intermedio (pipistrello) suggerisce un'evoluzione che non è solo sociale ma anche ontologica: l'essere umano è chiamato a trascendere la propria natura primitiva per raggiungere forme superiori di esistenza.

Il simbolismo stagionale (l'estate della città della rondine) introduce una dimensione ciclica che suggerisce come l'utopia non sia uno stato definitivo ma una condizione che deve essere continuamente rinnovata e mantenuta attraverso l'azione consapevole degli individui.

La geografia immaginaria di Marozia, come quella di tutte le città invisibili, non descrive luoghi reali ma stati della coscienza e possibilità dell'esperienza umana, trasformando la narrazione in uno strumento di esplorazione filosofica e di critica sociale.

Conclusione

Il dualismo tra città del topo e città della rondine in Marozia rappresenta una delle più efficaci sintesi della visione calviniana dell'utopia e del cambiamento sociale. Attraverso la dialettica tra realtà distopica e aspirazione utopica, Calvino esplora le dinamiche profonde che governano i processi di trasformazione collettiva, rivelando tanto le possibilità quanto i limiti dell'azione umana orientata al miglioramento. La città del pipistrello, risultato ambiguo della profezia realizzata, costituisce una lucida analisi dei pericoli insiti nelle utopie parzialmente realizzate e della necessità di mantenere un atteggiamento critico anche di fronte ai progressi apparenti. La proposta finale di Calvino, che individua nell'azione gratuita e nell'altruismo disinteressato la via per avvicinarsi all'utopia autentica, offre una prospettiva etica concreta che trascende la dimensione puramente immaginaria del racconto per proporsi come modello di comportamento reale. Marozia si configura così non solo come racconto fantastico ma come strumento di riflessione sui meccanismi del cambiamento sociale e sui requisiti morali necessari per costruire forme di convivenza più giuste e armoniose. L'opera conferma la capacità di Calvino di utilizzare la fantasia letteraria come veicolo di analisi critica della realtà contemporanea e di proposta di alternative praticabili all'esistente.