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Ludovico Ariosto: vita ed opere

Pubblicato il 15/04/2025
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Ludovico Ariosto (1474-1533) rappresenta una delle figure più significative del Rinascimento italiano e uno dei massimi esponenti della letteratura cavalleresca. La sua opera principale, l'Orlando Furioso, costituisce il capolavoro del poema eroico-cavalleresco rinascimentale e ha influenzato profondamente la letteratura europea. Attraverso la sua produzione letteraria, Ariosto ha saputo coniugare la tradizione medievale con gli ideali umanistico-rinascimentali, creando un mondo poetico di straordinaria ricchezza e complessità.

La vita di Ludovico Ariosto

Ludovico Ariosto nasce a Reggio Emilia l'8 settembre 1474 da Niccolò Ariosto, capitano della rocca di Reggio per conto di Ercole I d'Este, e da Daria Malaguzzi Valeri, appartenente a una famiglia della piccola nobiltà reggiana.

Nel 1484 la famiglia si trasferisce a Ferrara, dove Ludovico trascorrerà la maggior parte della sua vita. Il padre lo destina agli studi giuridici presso l'Università di Ferrara, ma il giovane Ariosto dimostra ben presto maggiore interesse per le lettere classiche e la poesia.

Nel 1500, alla morte del padre, Ludovico è costretto ad assumere la responsabilità economica della famiglia, che comprende nove fratelli. Questa necessità lo porta a cercare la protezione degli Estensi, signori di Ferrara, iniziando così la sua carriera di letterato-cortigiano.

Dal 1503 entra al servizio del cardinale Ippolito d'Este, fratello del duca Alfonso I. Questo rapporto, pur garantendogli sostentamento economico, si rivelerà spesso conflittuale a causa delle esigenze diplomatiche del cardinale che mal si conciliano con le aspirazioni letterarie dell'Ariosto.

Nel 1508 ha inizio la sua attività teatrale con la rappresentazione della Cassaria, prima commedia italiana in versi. Negli stessi anni lavora intensamente all'Orlando Furioso, la cui prima edizione apparirà nel 1516.

Nel 1517 Ariosto rifiuta di seguire il cardinale Ippolito in Ungheria, preferendo rimanere a Ferrara. Questo episodio segna l'inizio di un periodo di maggiore autonomia poetica, durante il quale si dedica alla revisione e al perfezionamento delle sue opere.

Dal 1522 al 1525 ricopre l'incarico di commissario ducale in Garfagnana, una regione montana dell'Appennino tosco-emiliano caratterizzata da forte instabilità politica e sociale. L'esperienza amministrativa, pur faticosa, gli fornisce un contatto diretto con la realtà popolare.

Negli ultimi anni di vita si dedica principalmente alla revisione definitiva dell'Orlando Furioso (1532) e alla composizione delle Satire. Muore a Ferrara il 6 luglio 1533, lasciando incompiuto il dramma I Studenti.

Il contesto storico e culturale

Ludovico Ariosto vive in un'epoca di profonde trasformazioni che caratterizzano il passaggio dal Medioevo all'età moderna. Il Rinascimento italiano, pur nella sua magnificenza artistica e culturale, è segnato da una grave crisi politica determinata dalle invasioni straniere e dalla frammentazione territoriale.

La discesa di Carlo VIII (1494) inaugura il periodo delle guerre d'Italia, che vedranno la penisola diventare teatro di scontro tra le grandi potenze europee: Francia, Spagna e Impero. Questa instabilità politica influenza profondamente la cultura dell'epoca.

Ferrara, sotto la signoria degli Estensi, rappresenta uno dei principali centri culturali italiani. La corte estense si distingue per il mecenatismo illuminato e per la protezione accordata ad artisti e letterati. È in questo ambiente che maturano le condizioni per la fioritura della letteratura cavalleresca.

Il Rinascimento ferrarese si caratterizza per la sintesi tra tradizione cavalleresca medievale e cultura umanistica. Mentre gli umanisti riscoprivano i classici latini e greci, a Ferrara si manteneva viva la tradizione dei romanzi cavallereschi, creando un terreno fertile per l'innovazione ariostesca.

L'invenzione della stampa (1455) riveste un ruolo fondamentale nella diffusione delle opere letterarie. L'Orlando Furioso sarà uno dei primi capolavori a beneficiare pienamente di questa rivoluzione tecnologica, raggiungendo un pubblico vastissimo.

Dal punto di vista sociale, il sistema cortigiano determina la condizione del letterato, che deve conciliare l'indipendenza creativa con le esigenze del patronato. Ariosto incarna perfettamente le contraddizioni di questa situazione, aspirando all'autonomia artistica ma dipendendo economicamente dalla corte.

Il dibattito sulla lingua, che raggiunge l'apice con le Prose della volgar lingua di Pietro Bembo (1525), influenza profondamente le scelte stilistiche ariosteschi. Nella revisione del 1532, Ariosto adegua il poema ai canoni bembiani, dimostrando attenzione alle evoluzioni del gusto letterario.

L'Orlando Furioso: genesi e struttura

L'Orlando Furioso rappresenta il capolavoro assoluto di Ludovico Ariosto e uno dei vertici della letteratura italiana. L'opera nasce come continuazione dell'Orlando Innamorato di Matteo Maria Boiardo, lasciato incompiuto alla morte dell'autore (1494).

Il poema conosce tre edizioni principali:

Prima edizione (1516): 40 canti in ottave, dedicata al cardinale Ippolito d'Este

Seconda edizione (1521): 40 canti con alcune correzioni linguistiche

Terza edizione (1532): 46 canti, con sostanziali revisioni stilistiche secondo i canoni bembiani

La struttura narrativa del Furioso è estremamente complessa e articolata. Ariosto intreccia tre filoni narrativi principali:

1. Il filone carolingio: incentrato sulla guerra tra cristiani e saraceni, con al centro la figura di Orlando che impazzisce per amore di Angelica

2. Il filone bretone: rappresentato dalle vicende di Ruggiero e Bradamante, antenati mitici della casa d'Este

3. Il filone classico: costituito da episodi di derivazione virgiliana e ovidiana, come la storia di Olimpia

La tecnica dell'entrelacement (intreccio) consente ad Ariosto di alternare continuamente i diversi fili narrativi, creando un effetto di suspense e mantenendo sempre viva l'attenzione del lettore. Questa tecnica deriva dalla tradizione del romanzo cavalleresco medievale ma viene perfezionata dal poeta ferrarese.

Il metro utilizzato è l'ottava rima (ABABABCC), forma metrica tipica della poesia narrativa italiana. Ariosto porta questa forma a livelli di perfezione tecnica e musicale mai raggiunti prima, dimostrando una maestria stilistica straordinaria.

L'ambientazione del poema è vastissima: dall'Europa all'Africa, dall'Asia alla Luna. Questa dimensione geografica illimitata riflette l'orizzonte mentale rinascimentale, caratterizzato dalle grandi scoperte geografiche e dall'ampliamento della conoscenza del mondo.

I temi principali dell'Orlando Furioso

L'Orlando Furioso affronta una molteplicità di temi che riflettono la complessità dell'epoca rinascimentale e la ricchezza della visione ariostesca del mondo e dell'uomo.

L'amore costituisce il tema centrale dell'opera. Ariosto presenta l'amore in tutte le sue manifestazioni: dall'amore cortese di Ruggiero e Bradamante alla passione distruttiva di Orlando per Angelica, dall'amore sensuale di Alcina all'amore coniugale idealizzato. La concezione ariostesca dell'amore è sostanzialmente laica, libera da condizionamenti religiosi o moralistici.

La follia rappresenta uno dei nodi tematici più significativi. La pazzia di Orlando, causata dalla perdita di Angelica, simboleggia la crisi dell'uomo rinascimentale di fronte all'irrazionalità del mondo. Ariosto presenta la follia sia come malattia dell'anima sia come condizione universale dell'umanità.

La guerra permea tutto il poema, ma viene presentata da Ariosto in modo ambivalente. Da un lato celebra l'eroismo cavalleresco, dall'altro ne denuncia l'assurdità e la vanità. La guerra ariostesca è spesso descritta con toni ironici che ne smascherano la retorica tradizionale.

La fortuna (il caso, il destino) governa le vicende umane nel mondo del Furioso. I personaggi sono spesso in balìa di eventi imprevedibili che stravolgono i loro progetti. Questa visione riflette l'instabilità politica dell'Italia rinascimentale e l'incertezza esistenziale dell'epoca.

L'illusione e la realtà costituiscono un tema ricorrente. Il mondo ariostesco è popolato di maghi, incantatrici, palazzi incantati che rappresentano la capacità dell'arte di creare realtà alternative. Ariosto esplora il rapporto complesso tra fantasia e realtà, tra letteratura e vita.

La celebrazione estense attraversa tutto il poema. Ariosto intesse numerosi elogi della casa d'Este, presentandola come discendente degli eroi antichi. Questa funzione encomiastica non è mai retorica ma si integra armonicamente nella struttura narrativa.

La critica sociale emerge in numerosi episodi. Ariosto critica la corruzione ecclesiastica, l'avidità dei potenti, la vanità delle ambizioni umane. La sua satira è sempre misurata e mai violenta, caratterizzata da un distacco ironico che rivela saggezza e disincanto.

I personaggi principali

Il mondo del Furioso è popolato da una galleria di personaggi di straordinaria varietà e complessità psicologica. Ariosto dimostra una capacità eccezionale nel creare figure memorabili e umanamente credibili.

Orlando è il protagonista del poema, ma rappresenta una figura problematica. Paladino di Carlo Magno e campione della cristianità, Orlando perde la ragione per amore di Angelica. La sua follia lo trasforma da eroe in anti-eroe, simbolo della fragilità umana di fronte alle passioni.

Angelica è la principessa del Catai che scatena le passioni di innumerevoli guerrieri. Figura sfuggente e ambigua, Angelica rappresenta l'oggetto del desiderio sempre inafferrabile. La sua fuga con Medoro delude tutte le aspettative e rivela l'ironia ariostesca sui topoi cavallereschi.

Ruggiero e Bradamante incarnano la coppia degli amanti fedeli, destinati a diventare capostipiti della dinastia estense. Il loro amore, pur attraversando numerose prove, rappresenta l'ideale dell'amore costante contrapposto alla volubilità di altre coppie.

Rinaldo è il paladino più valoroso dopo Orlando, caratterizzato da un pragmatismo che lo distingue dalla follia del cugino. Rinaldo rappresenta l'equilibrio tra ragione e sentimento, pur rimanendo un personaggio profondamente umano.

Astolfo è forse il personaggio più moderno del poema. Cavaliere inglese dotato di grande saggezza pratica, Astolfo compie il viaggio sulla Luna per recuperare il senno di Orlando. La sua avventura lunare costituisce una delle parti più originali e significative dell'opera.

Alcina e Armida rappresentano le incantatrici che seducono e imprigionano i cavalieri. Questi personaggi simboleggiano la forza dell'illusione e il fascino pericoloso della bellezza sensuale.

Marfisa è la guerriera che sfida i tradizionali ruoli femminili. Forte e indipendente, Marfisa rappresenta un modello di donna emancipata che anticipa tematiche moderne.

I personaggi negativi (Rodomonte, Agramante, Mandricardo) non sono mai caricaturali ma conservano una loro dignità tragica. Ariosto evita il manicheismo e presenta anche i nemici con sfumature psicologiche complesse.

Lo stile e la lingua

Lo stile ariostesco rappresenta uno dei vertici della letteratura italiana per equilibrio, armonia e ricchezza espressiva. Ariosto raggiunge una perfezione formale che non sacrifica mai la naturalezza e la spontaneità dell'espressione.

La lingua del Furioso evolve attraverso le tre edizioni. Mentre la prima edizione presenta ancora tracce del dialetto padano, la revisione del 1532 aderisce ai canoni del fiorentino letterario codificato da Pietro Bembo. Questa evoluzione testimonia l'attenzione di Ariosto alle questioni linguistiche del suo tempo.

L'ottava rima ariostesca raggiunge livelli di perfezione tecnica straordinari. Il poeta dimostra una maestria assoluta nell'utilizzare le possibilità musicali e ritmiche di questa forma metrica, alternando narrazione, descrizione e riflessione con naturalezza incomparabile.

Il registro stilistico del Furioso è caratterizzato dalla varietà e dalla flessibilità. Ariosto passa con disinvoltura dal tono eroico a quello elegiaco, dal comico al patetico, dimostrando una ricchezza espressiva che riflette la complessità del mondo rappresentato.

L'ironia ariostesca costituisce uno degli elementi più caratteristici dello stile del Furioso. Non si tratta mai di ironia distruttiva ma di un sorriso comprensivo che rivela la saggezza dell'autore. Ariosto sorride delle debolezze umane senza mai cadere nel cinismo o nella misantropia.

Le similitudini e metafore ariostesi che attingono a piene mani dalla natura, dalla mitologia classica e dalla vita quotidiana. Questa ricchezza immaginifica conferisce al poema una concretezza visiva che ne facilita la fruizione e ne aumenta il fascino.

La tecnica narrativa ariostesca si caratterizza per la capacità di mantenere sempre viva l'attenzione del lettore attraverso l'alternanza dei fili narrativi, i colpi di scena, le sospensioni strategiche. Ariosto è un narratore consumato che sa dosare tensione e distensione con maestria incomparabile.

Il rapporto con i modelli classici rivela la profonda cultura umanistica di Ariosto. Il poeta riprende temi e situazioni da Virgilio, Ovidio, Omero, ma li rielabora con originalità assoluta, creando un mondo poetico del tutto nuovo e personale.

Le altre opere di Ariosto

Oltre all'Orlando Furioso, Ludovico Ariosto ha lasciato una produzione letteraria diversificata che testimonia la sua versatilità artistica e la sua attenzione ai vari generi letterari del suo tempo.

Le Satire (1517-1525) rappresentano il secondo capolavoro ariostesco. Composte in terzine dantesche, le sette satire affrontano temi autobiografici e sociali con un tono di malinconica ironia. Ariosto vi esprime le sue riflessioni sulla condizione del letterato, sui rapporti con il potere, sui costumi del suo tempo.

Particolarmente significativa è la Satira I, indirizzata al cugino Alessandro Ariosto, in cui il poeta spiega i motivi del suo rifiuto di seguire il cardinale Ippolito in Ungheria. Emerge qui l'ideale di vita modesta ma indipendente che caratterizza la personalità ariostesca.

La produzione teatrale di Ariosto comprende cinque commedie che lo collocano tra i principali innovatori del teatro rinascimentale italiano:

La Cassaria (1508, rifatta in prosa nel 1529): prima commedia italiana in versi

I Suppositi (1509, rifatta in prosa nel 1528): commedia degli equivoci di grande fortuna

Il Negromante (1520): satira della superstizione e della credulità

La Lena (1528): commedia di ambiente borghese

Gli Studenti (incompiuta): rimasta frammentaria

Le commedie ariostesi che si ispirano ai modelli di Plauto e Terenzio ma li adattano alla realtà italiana del Cinquecento. Ariosto dimostra capacità di osservazione sociale e abilità nel costruire intrecci complessi e personaggi credibili.

Le Rime comprendono componimenti lirici di vario argomento, principalmente sonetti e canzoni. Pur non raggiungendo la grandezza del Furioso e delle Satire, le Rime testimoniano la versatilità poetica ariostesca e la sua partecipazione al dibattito letterario del tempo.

I Carmina sono composizioni in latino che rivelano la solida formazione umanistica di Ariosto. Scritti per occasioni ufficiali o per celebrare eventi della famiglia estense, i Carmina dimostrano la padronanza della lingua latina e dei generi classici.

Gli scritti minori includono lettere, capitoli in terza rima e altri componimenti occasionali che offrono preziose informazioni sulla personalità dell'autore e sul suo rapporto con l'ambiente culturale ferrarese.

La fortuna e l'influenza dell'Orlando Furioso

L'Orlando Furioso ha goduto di una fortuna straordinaria fin dalla sua prima pubblicazione, divenendo uno dei testi più letti e imitati della letteratura europea. La sua influenza si estende ben oltre i confini italiani e temporali del Rinascimento.

Nel Cinquecento il poema conosce un successo immediato e duraturo. Le numerose ristampe (oltre 100 edizioni nel XVI secolo) testimoniano la vastità del pubblico ariostesco. Il Furioso diventa modello di riferimento per tutti i poeti che si cimentano nel genere cavalleresco.

In Francia l'influenza ariostesca è particolarmente evidente. Pierre de Ronsard definisce Ariosto "divin" e ne imita lo stile nella sua produzione epica. L'Orlando Innamorato di Boiardo e l'Orlando Furioso vengono tradotti e imitati da numerosi autori francesi.

In Inghilterra Edmund Spenser si ispira direttamente ad Ariosto per la sua Faerie Queene (1590-1596), considerata il capolavoro della poesia elisabettiana. William Shakespeare riprende episodi e personaggi ariostesi che in diverse opere teatrali.

In Spagna l'influenza del Furioso si manifesta sia nella produzione epica sia nel teatro. Miguel de Cervantes, nel Don Chisciotte, dialoga continuamente con la tradizione cavalleresca ariostesca, ora imitandola ora parodiandola.

Nel Seicento e Settecento l'Orlando Furioso viene riletto in chiave classicistica. Torquato Tasso nella Gerusalemme Liberata cerca di conciliare la libertà ariostesca con le regole aristoteliche, mentre Voltaire critica l'irregolarità del poema ariostesco.

Il Romanticismo riscopre Ariosto come poeta della fantasia e della libertà creativa. Goethe esalta la naturalezza ariostesca, Byron ne imita la tecnica narrativa nel Don Juan, Walter Scott riprende temi e situazioni del Furioso nei suoi romanzi storici.

Nel Novecento la critica moderna ha approfondito la comprensione dell'arte ariostesca. Benedetto Croce celebra l'armonia del Furioso, mentre Italo Calvino ne sottolinea la modernità strutturale e la complessità narrativa.

Nella letteratura contemporanea l'influenza ariostesca si manifesta in forme nuove. Autori come Jorge Luis Borges, Italo Calvino, John Barth si ispirano alla tecnica dell'intreccio e alla concezione labirintica della narrazione ariostesca per sperimentare nuove forme di racconto.

Ariosto nella critica moderna

La valutazione critica di Ludovico Ariosto ha subito notevoli trasformazioni nel corso dei secoli, riflettendo l'evoluzione del gusto letterario e delle metodologie interpretative.

Nel Cinquecento la critica contemporanea celebra unanimemente Ariosto come il principe dei poeti. Pietro Bembo, Sperone Speroni, Giraldi Cinzio riconoscono nel Furioso il capolavoro della poesia volgare italiana. Tuttavia, inizia anche il dibattito sulla irregolarità strutturale del poema rispetto alle regole aristoteliche.

Il dibattito cinquecentesco si concentra principalmente sul confronto tra Ariosto e Tasso. Mentre i sostenitori di Ariosto ne esaltano la varietà e la ricchezza inventiva, i tassisti privilegiano l'unità e la coerenza della Gerusalemme Liberata. Questa polemica testimonia l'importanza centrale di Ariosto nel dibattito letterario dell'epoca.

Nel Seicento e Settecento l'approccio classicistico porta a una svalutazione parziale dell'opera ariostesca. Critici come Boileau in Francia e Gravina in Italia giudicano il Furioso irregolare e privo di unità. Tuttavia, Voltaire, pur criticando la struttura del poema, ne riconosce il genio inventivo.

Il Romanticismo segna una piena riabilitazione di Ariosto. Goethe celebra la naturalezza ariostesca e la sua capacità di rappresentare la vita in tutta la sua complessità. Francesco De Sanctis nella Storia della letteratura italiana presenta Ariosto come l'espressione più alta dello spirito rinascimentale.

Benedetto Croce dedica ad Ariosto alcune delle sue pagine più felici, definendo il Furioso come "poesia di poesia". Croce esalta l'armonia ariostesca e la sua capacità di trasformare ogni elemento narrativo in pura bellezza poetica. Questa interpretazione influenzerà profondamente la critica novecentesca.

La critica marxista (Gramsci, Sapegno) inquadra Ariosto nel contesto storico-sociale del Rinascimento, sottolineando il rapporto tra la sua opera e la crisi della borghesia comunale. Questa prospettiva evidenzia gli aspetti ideologici e politici dell'opera ariostesca.

Gli studi strutturalisti (Calvino, Segre, Zatti) hanno analizzato le tecniche narrative del Furioso, evidenziando la modernità delle soluzioni ariostesi che. Questi studi hanno rivelato la complessità architettonica del poema e la sua coerenza interna.

La critica contemporanea ha approfondito temi come il rapporto tra realtà e fantasia, la concezione dell'amore, la rappresentazione del potere. Studiosi come Sergio Zatti, Guido Baldassarri, Marco Praloran hanno offerto letture innovative che evidenziano l'attualità del messaggio ariostesco.

Conclusione

Ludovico Ariosto rappresenta una delle vette assolute della letteratura italiana e mondiale. La sua capacità di coniugare tradizione e innovazione, la maestria stilistica, la ricchezza immaginativa, la profondità della visione umana fanno di lui un autore di valore universale e di perenne attualità. L'Orlando Furioso continua a parlare ai lettori contemporanei perché affronta temi eterni come l'amore, la morte, la ricerca della felicità, il rapporto tra sogno e realtà. La lezione di Ariosto insegna che la grande letteratura nasce dalla capacità di trasformare l'esperienza umana in bellezza poetica, offrendo al lettore non solo intrattenimento ma anche consolazione e comprensione della vita. In un'epoca di profonde trasformazioni come la nostra, l'equilibrio ariostesco tra disincanto e speranza, tra ironia e partecipazione emotiva, rappresenta un modello di saggezza umana e artistica di straordinaria modernità.