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Primo canto del Purgatorio: analisi e commento

Pubblicato il 22/04/2025
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Il primo canto del Purgatorio di Dante segna l'inizio della seconda cantica della Divina Commedia, caratterizzata da un'atmosfera di rinnovamento e speranza. Dopo l'oscurità dell'Inferno, Dante emerge in un paesaggio luminoso e simbolico che prepara l'anima alla purificazione. Questo canto introduce temi fondamentali come la libertà, l'umiltà e la rinascita spirituale.

Il paesaggio simbolico del Purgatorio

Come nel primo canto dell'Inferno, anche nel primo del Purgatorio il paesaggio è insieme reale e simbolico. Ogni elemento della descrizione paesaggistica ha un significato profondo che riflette il cammino spirituale di Dante.

La montagna è il luogo orientato verso il cielo, quindi il luogo privilegiato dell'incontro fra uomo e Dio. Su un monte Mosè vede il roveto ardente, su un altro riceve le tavole della legge, sul monte Golgota viene crocifisso Cristo. In tutti questi eventi l'umano e il divino si sono congiunti. Dante aveva ben chiara quest'idea quando ha deciso di collocare il Purgatorio su una montagna.

Il mare nella Bibbia è il luogo del pericolo e dell'azione salvifica di Dio, soprattutto nel racconto dell'Esodo o nella vicenda del profeta Giona. Rappresenta così, nello stesso tempo, il luogo della prova ed il simbolo della salvezza divina.

Lo zaffiro è la pietra blu che per i medievali simboleggia insieme l'umiltà (virtù indispensabile per chi vuole purificarsi dal peccato, perché anzitutto deve riconoscersi peccatore), la liberazione (e quello di Dante è proprio un cammino verso la libertà), e il ritorno a Dio. È quindi una sintesi perfetta del viaggio del poeta.

Le quattro stelle simboleggiano le quattro virtù cardinali (prudenza, giustizia, fortezza e temperanza), possedute perfettamente solo da Adamo ed Eva prima del peccato originale. La loro presenza indica la purezza originaria che l'anima deve ritrovare attraverso la purificazione.

La figura di Catone nel Purgatorio

Catone è definito «veglio» (livello medio del linguaggio), mentre nell'Inferno i personagi erano «vecchi» (livello umile o comico) e nel Paradiso san Bernardo sarà un «sene» (dal latino senex, livello sublime o tragico). Nelle tre cantiche assistiamo infatti ad un progressivo innalzamento dello stile, legato al corrispondente innalzamento della materia trattata.

Da notare l'atteggiamento di Virgilio nei suoi confronti: mentre aveva frettolosamente liquidato i guardiani dell'inferno («vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare»), di fronte alle severe domande di Catone, che occupano tre terzine, il poeta latino fa inginocchiare Dante e risponde con un discorso che occupa addirittura nove terzine. È evidente, quindi, che lo considera degno di grandissimo rispetto.

La sua presenza qui è tuttavia un problema: non essendo battezzato, infatti, dovrebbe essere nel limbo, e, come suicida, dovrebbe trovarsi nell'inferno. Come mai, allora, è nel purgatorio, e addirittura nelle vesti di custode del secondo regno?

Catone l'Uticense morì suicida alla fine delle guerre civili, quando, con la vittoria di Giulio Cesare, fu chiaro che la libertà repubblicana era finita. Avendo sacrificato la vita in nome della libertà, quindi, egli è il più adatto a custodire le anime che stanno cercando la libertà più grande, cioè quella dal peccato.

La scelta di Dante di porre Catone come guardiano del Purgatorio rappresenta una sintesi tra valori classici e cristiani: la libertà politica e civile diventa simbolo della libertà spirituale, e il sacrificio per un ideale terreno prefigura il sacrificio necessario per la salvezza dell'anima.

Il rituale conclusivo di purificazione

Catone ordina a Virgilio di pulire il viso di Dante dalla fuliggine infernale e di cingergli la vita con uno dei giunchi che crescono sulla riva del mare. Anche questi gesti hanno un significato simbolico profondo.

Il giunco che si piega ad ogni onda è simbolo dell'umiltà, virtù fondamentale per chi intraprende il cammino di purificazione. L'umiltà è la base di ogni progresso spirituale, perché permette all'anima di riconoscere i propri errori e di accettare la guida divina.

Legarsi una cintura attorno alla vita ha un doppio significato: prepararsi ad un lungo viaggio e, nello stesso tempo, entrare in un mondo nuovo. È un gesto di preparazione fisica e spirituale che segna il passaggio dall'Inferno al Purgatorio.

La rugiada che Virgilio usa per pulire il viso di Dante è simbolo, sia nella mitologia greco-romana sia nella Bibbia, della benedizione divina e della rinascita. Questo elemento naturale rappresenta la grazia che rinnova l'anima e la prepara per il cammino di purificazione.

La rinascita del giunco è segno di vita eterna e di resurrezione. Non dimentichiamo che questa scena si svolge la mattina di Pasqua, in cui si celebra la resurrezione di Cristo. Anche Dante, infatti, sta rinascendo a vita nuova dopo la discesa all'inferno.

Il miracolo della rinascita del giunco sottolinea il tema della rigenerazione che caratterizza tutto il Purgatorio: come la pianta rinasce dopo essere stata colta, così l'anima può rinnovarsi attraverso la penitenza e l'espiazione dei peccati.

Conclusione

Il primo canto del Purgatorio stabilisce i temi fondamentali della seconda cantica: la purificazione, l'umiltà, la libertà spirituale e la rinascita. Attraverso un ricco simbolismo paesaggistico e la figura complessa di Catone, Dante introduce il lettore in un mondo di speranza e redenzione, dove ogni elemento naturale diventa metafora del cammino dell'anima verso Dio. Il rituale conclusivo di purificazione suggella questo passaggio e prepara Dante per l'ascesa della montagna del Purgatorio.