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Con riferimento al testo, Alfonso Pacifici
Testo di Riferimento
Negli anni successivi alla Grande Guerra, a Firenze si forma un gruppo giovanile sionista, capeggiato dall'avvocato Alfonso Pacifici. Nato a Firenze nel 1889, dotato di un'oratoria trascinante e di un notevole fascino personale, sionista della prima ora, animatore del sionismo fiorentino, co-fondatore e condirettore, con Dante Lattes, del settimanale Israel, dal 1916 al 1934, anno della sua emigrazione in Israele (allora Palestina, sotto il mandato inglese). A Firenze è in stretto contatto con il rabbino Margulies e durante la Prima Guerra Mondiale ricopre il ruolo di rabbino militare; dopo il trasferimento a Gerusalemme diviene rabbino ortodosso, continuando a promuovere l'ebraismo integrale accentuandone l'aspetto religioso e l'osservanza ortodossa dei precetti; si allontana poi progressivamente dal sionismo politico e nel 1948 propugna l'internazionalizzazione di Gerusalemme. Muore a Gerusalemme, dove gli viene intitolata una strada, nel 1983, dopo aver dato alle stampe vari testi di studi ebraici e un libro di memorie autobiografiche. Al gruppo dei giovani sionisti partecipano i Genazzani, i Bonaventura, gli Ottolenghi, i Cassuto, i Cividalli, i fratelli Servadio ed altre giovani leve delle famiglie ebraiche fiorentine. Alla fine degli anni '20 del Novecento la comunità ebraica fiorentina è composta da circa tremila persone, pari allo 0,87 per cento della popolazione; nel corso della guerra 280 di loro sono stati combattenti al fronte, di cui 17 volontari; tra di loro ci sono ben 28 caduti, 5 mutilati, 55 feriti e invalidi e 100 decorati al valore. Si tratta di famiglie perfettamente integrate nel tessuto sociale fiorentino che sono attive soprattutto nel campo delle professioni liberali (medici, ingegneri, avvocati, architetti), ma ben rappresentate anche tra i professori universitari e i docenti delle scuole superiori. Enrica Calabresi, che si ucciderà a 53 anni per non salire su un convoglio diretto ad Auschwitz, è stata la prima donna a ottenere la libera docenza in zoologia prima di essere allontanata dall'insegnamento "a causa della razza" e diventare una delle animatrici della scuola di via Farini, che preparò agli esami da privatisti i ragazzi ebrei, espulsi dalle scuole del Regno per lo stesso motivo per il quale lei stessa aveva perso il posto. Due sono le case editrici: Bemporad ed Olschki, che seppur attive in fasce diverse di mercato, costituiscono un punto di riferimento della vita culturale cittadina. I titolari di industrie hanno alle loro dipendenze numerosi lavoratori non ebrei. A Prato la Siva (Società italiana valigeria e affini), di proprietà della famiglia Bemporad, dà lavoro a 180 dipendenti; il calzificio Passigli, a Rifredi, ne occupa invece 594; significativa anche la presenza nel settore creditizio con tre banche: la Del Vecchio, la Ravà e la Meyer. Tra gli anni '20 e '30, Firenze è ancora la capitale culturale del sionismo italiano per la presenza della casa editrice Israel e del Collegio Rabbinico italiano, improntato ai principi di Samuel Hirsch Margulies, il rabbino della Comunità fiorentina arrivato dalla Galizia nel 1890 e morto alla vigilia della festa di Purim del 1922, ma anche e soprattutto per l'impegno di persone come Elia Samuele Artom, Alfonso Pacifici e Carlo Alberto Viterbo. Nella Comunità fiorentina si trovano a coesistere, non senza momenti di attrito, il gruppo dei sionisti e gli ebrei integrati, che vivono le vicende nazionali come un naturale percorso storico comune a tutti i cittadini. Così naturale da far aderire molti, in taluni casi con entusiasmo, al Partito Nazionale Fascista. Nel 1929 viene fondato a Firenze, con sede in piazzale Donatello 7, il "Convegno di Studi Ebraici" che si propone di "coltivare lo studio della lingua e della cultura ebraica e promuovere l'osservanza della Torah mediante cicli di lezioni, conferenze, concerti, esposizioni d'arte e l'istituzione di una biblioteca, nonché promuovere l'affiatamento tra i frequentatori delle manifestazioni di studio con qualche familiare trattenimento specialmente in occasione di ricorrenze festive dell'anno ebraico". Vista la presenza nella nuova associazione di molti sionisti, la Direzione generale di pubblica sicurezza viene subito informata dalla Prefettura fiorentina delle attività del convegno; non a caso sarà la prima emanazione della Comunità di via Farini ad essere soppressa il 29 marzo 1938, pochi mesi dell'entrata in vigore delle "leggi razziali". Nell'informativa che il Prefetto invia a Roma è scritto che il Convegno conta ufficialmente 47 iscritti: di essi ben 33 seguono la corrente sionista che le autorità dell'epoca sospettano fortemente di essere contraria all'idea fascista. Nella bella Sinagoga di via Farini, costruita in stile moresco e inaugurata nel 1882, i sionisti si siedono tutti insieme in uno degli ultimi banchi, chiamato dalla larga maggioranza della Comunità "il banco dei matti" perché gli ebrei borghesi della generazione precedente così vedono il sionismo. Fra gli aderenti il dottor Aldo Servadio figura al secondo posto, preceduto dall'avvocato Augusto Levi e seguito dai fratelli Gino e Mario, da Nathan Cassuto, che diventerà rabbino di Firenze, e sarà poi deportato e ucciso dai nazisti, dall'ingegner Gualtiero Cividalli, pronto a diventare di lì a poco un altro fiorentino di Palestina come Umberto Genazzani, pure lui sionista militante.
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