Sezione Italiano - Contenuti completamente gratuiti
✍️
INVALSI 2023-2024 Quinta Primaria
Domanda 30 di 40
Domanda 27
1 punto
I sacchetti dei diversi rifiuti possono essere messi tutti insieme sullo stesso camion.
UNA CITTADINA SVEDESE TRASFORMA LA SPAZZATURA IN ARCOBALENO
Giallo: cartone. Rosso: plastica. Fucsia: tessuti. Blu: giornali. Verde: umido. Marrone: metalli. Bianco (o nero): generico.
Eskilstuna è la città che ha saputo trasformare la spazzatura in arcobaleno.
Ogni rifiuto ha il suo sacchetto colorato, naturalmente riciclabile. Solo il vetro viene raccolto nella vecchia maniera.
Certo sotto il lavandino, nelle cucine di questa località a centocinquanta chilometri a Sud-Est di Stoccolma, devono esserci sette secchi della spazzatura.
Un bello spazio e un bell'impegno per i suoi settantamila abitanti, che in gran parte hanno accettato il sistema. Il risultato è brillante: secondo l'azienda municipale della nettezza urbana, ha permesso di dimezzare i costi della raccolta differenziata e in pochissimo tempo ha consentito di raggiungere l'obiettivo dell'Unione europea per il riciclo, cinquanta per cento dei rifiuti.
Funziona così: gli operatori ecologici mettono sui camion tutti i sacchetti insieme, ma quando questi arrivano agli impianti di raccolta, passando sui nastri trasportatori, grazie ai colori brillanti vengono riconosciuti da un lettore ottico che comanda ai bracci robotizzati di spingerli di volta in volta verso il giusto container di smaltimento.
I sacchetti vaganti rifanno il giro come i bagagli non riconosciuti agli arrivi dei voli in aeroporto fino al nuovo riconoscimento.
L'umido viene subito trasformato in biogas, carburante per i bus.
Miracolo a Eskilstuna? No, la semplice traduzione pratica di una altrettanto semplice sensibilità ecologica.
In questo angolo di Svezia in effetti, tale sensibilità ha già dato vita a un'altra novità: il primo centro commerciale al mondo che vende soltanto oggetti riciclati.
Si chiama RETUNA, RE come recycling (riciclo) e TUNA per la desinenza della città, ed è di proprietà del municipio e ospita quattordici eleganti negozi (giocattoli, libri, arredamento, abbigliamento, fai-da-te, pet shop…) oltre ad un ristorante in cui naturalmente si mangiano solo prodotti coltivati in modo sostenibile.
In tutta la zona chi vuole disfarsi di qualsiasi cosa la porta nel deposito sotterraneo: qui gli addetti smistano le donazioni (nessuna vendita) fra i negozianti, che poi valutano se è il caso di trasformare gli oggetti prima di venderli.
Non è un mercatino delle pulci: Anna Bergstrom, che lo dirige, è un'ex manager della moda e punta a rendere anche quel centro commerciale un luogo alla moda. Intanto gli affari girano alla grande: nel 2018 le vendite sono state di 1,2 milioni di euro, con un aumento di oltre il trenta per cento rispetto all'anno precedente.
E negli spazi pubblici vengono organizzati corsi per insegnare comportamenti ecologicamente virtuosi.
La raccolta differenziata "arcobaleno" fa già proseliti: a Berna, capitale della Confederazione Elvetica, 2500 persone stanno provando un progetto pilota per adottarla.
Fin da piccoli dobbiamo imparare che copiare è sbagliato e non si fa. Ma forse è arrivato il momento di rivedere questa stigmatizzazione. Copiare, se il modello è buono, è cosa buona e giusta.
Giallo: cartone. Rosso: plastica. Fucsia: tessuti. Blu: giornali. Verde: umido. Marrone: metalli. Bianco (o nero): generico.
Eskilstuna è la città che ha saputo trasformare la spazzatura in arcobaleno.
Ogni rifiuto ha il suo sacchetto colorato, naturalmente riciclabile. Solo il vetro viene raccolto nella vecchia maniera.
Certo sotto il lavandino, nelle cucine di questa località a centocinquanta chilometri a Sud-Est di Stoccolma, devono esserci sette secchi della spazzatura.
Un bello spazio e un bell'impegno per i suoi settantamila abitanti, che in gran parte hanno accettato il sistema. Il risultato è brillante: secondo l'azienda municipale della nettezza urbana, ha permesso di dimezzare i costi della raccolta differenziata e in pochissimo tempo ha consentito di raggiungere l'obiettivo dell'Unione europea per il riciclo, cinquanta per cento dei rifiuti.
Funziona così: gli operatori ecologici mettono sui camion tutti i sacchetti insieme, ma quando questi arrivano agli impianti di raccolta, passando sui nastri trasportatori, grazie ai colori brillanti vengono riconosciuti da un lettore ottico che comanda ai bracci robotizzati di spingerli di volta in volta verso il giusto container di smaltimento.
I sacchetti vaganti rifanno il giro come i bagagli non riconosciuti agli arrivi dei voli in aeroporto fino al nuovo riconoscimento.
L'umido viene subito trasformato in biogas, carburante per i bus.
Miracolo a Eskilstuna? No, la semplice traduzione pratica di una altrettanto semplice sensibilità ecologica.
In questo angolo di Svezia in effetti, tale sensibilità ha già dato vita a un'altra novità: il primo centro commerciale al mondo che vende soltanto oggetti riciclati.
Si chiama RETUNA, RE come recycling (riciclo) e TUNA per la desinenza della città, ed è di proprietà del municipio e ospita quattordici eleganti negozi (giocattoli, libri, arredamento, abbigliamento, fai-da-te, pet shop…) oltre ad un ristorante in cui naturalmente si mangiano solo prodotti coltivati in modo sostenibile.
In tutta la zona chi vuole disfarsi di qualsiasi cosa la porta nel deposito sotterraneo: qui gli addetti smistano le donazioni (nessuna vendita) fra i negozianti, che poi valutano se è il caso di trasformare gli oggetti prima di venderli.
Non è un mercatino delle pulci: Anna Bergstrom, che lo dirige, è un'ex manager della moda e punta a rendere anche quel centro commerciale un luogo alla moda. Intanto gli affari girano alla grande: nel 2018 le vendite sono state di 1,2 milioni di euro, con un aumento di oltre il trenta per cento rispetto all'anno precedente.
E negli spazi pubblici vengono organizzati corsi per insegnare comportamenti ecologicamente virtuosi.
La raccolta differenziata "arcobaleno" fa già proseliti: a Berna, capitale della Confederazione Elvetica, 2500 persone stanno provando un progetto pilota per adottarla.
Fin da piccoli dobbiamo imparare che copiare è sbagliato e non si fa. Ma forse è arrivato il momento di rivedere questa stigmatizzazione. Copiare, se il modello è buono, è cosa buona e giusta.